in un perfetto accordo tra fede, devozione, spiritualità e
raffigurazione.
Sebastiano, giovane soldato convertitosi al cristianesimo, subisce
condanna a morte dall'imperatore Diocleziano. Nulla però possono le
frecce: esse trafiggono il suo corpo ma non scalfiscono la sua bellezza,
la sua fede, la sua integrità fisica e morale. Affidato alle cure
della pia Irene, presto Sebastiano torna fieramente a proclamare il suo
credo cosicché Diocleziano lo imprigiona nuovamente, facendolo
flagellare, percuotere sino alla morte e gettando, per disprezzo, il suo
corpo nella Cloaca Massima.
'esposizione propone un eccezionale percorso espositivo di 45 opere di capitale importanza e suggestione, provenienti da prestigiose istituzioni museali italiane e collezioni private internazionali.
La mostra offre un excursus dentro quasi tre secoli, operando
affascinanti confronti sul soggetto: il medesimo artista che adotta
differenti soluzioni formali, pose e ambientazioni in anni ravvicinati
letti da artisti diversi, materiali differenti e modellati per capirne
cambiamenti e intenti devozionali e di fama della figura del santo da
nord a sud. Un percorso che dalla seconda metà del Quattrocento giunge
agli albori del Settecento, contemplando assoluti capolavori: da Andrea della Robbia che modella l'anatomia
del giovane Sebastiano con grande raffinatezza, si prosegue con uno
sguardo nella Venezia del Quattrocento, fino ad arrivare al solitario e
splendido San Sebastiano di Tiziano.
La purezza dell'anima e l'incrollabile
fede si specchiano nella sublime bellezza del giovane corpo di
Sebastiano, che rimanda a quello dell'antico Apollo pagano, ma che nella
figura del martire si riveste di sacralità e di una luce di eternità. È
proprio l'aurea di bellezza e intimo splendore che avvolge il corpo
virile e nudo di Sebastiano ad aver catturato l'attenzione di tutti i
più grandi artisti, dal Rinascimento ai giorni nostri, che nel desiderio
di sperimentare nuove accezioni del nudo maschile, partendo dai canoni
classici, si sono cimentati nella raffigurazione del santo.
San Sebastiano.
Bellezza e integrità nell'arte tra '400 e '600
Castello di Mirandola
Via Cordonata, 2 - San Secondo di Pinerolo (TO)
5 ottobre 2014 - 8 marzo 2015
Infoline: (+39) 0121.376545
Website: www.fondazionecosso.com
La Vetrina dell'Arte
appuntamenti - eventi - incontri - mostre - notizie - segnalazioni
domenica 4 gennaio 2015
venerdì 2 gennaio 2015
Cavalli Celesti. Raffigurazioni equestri nella Cina antica
Dal 21 novembre 2014 al 22 febbraio 2015, il MAO - Museo di Arte Orientale di Torino celebra l'anno cinese del Cavallo con la mostra Cavalli Celesti. Raffigurazioni equestri nella Cina antica, un'esposizione che intende esplorare l'importanza delle rappresentazioni equestri nell'arte e nella cultura della Cina antica.
I cavalli sono stati un simbolo di status sociale forte per l'élite cinese di ogni epoca e uno dei soggetti più rappresentati nell'arte della Cina imperiale. Emblemi di nobiltà, eleganza, velocità e potenza, si sono arricchiti nel corso del tempo di valenze soprannaturali ammantate di resoconti leggendari.
Attraverso quarantacinque opere provenienti dalle collezioni del museo e da una collezione privata torinese, la mostra approfondisce l'importanza della figura del cavallo nell'arte e nella cultura della Cina antica mediante elementi arcaici di bardature e di carri (XI sec. a.C. - II sec. d.C.), raffigurazioni bidimensionali (II sec. a.C. - I sec. d.C.) e soprattutto spettacolari statuine funerarie a tutto tondo dalla dinastia Han (206 a.C. - 220 d.C.) alla dinastia Tang (618-907 d.C.). Si tratta in gran parte di sculture in terracotta dipinta e invetriata, dove i cavalli appaiono soli o in rapporto dinamico con il cavaliere, colorati e arricchiti di dettagli a seconda della funzione che l'immagine doveva evocare e rendere viva.
Il percorso espositivo è articolato in sette sezioni che corrispondono a diversi ambiti tematici: dalla guerra, al commercio, allo svago, fino all'evoluzione delle forme sociali tra gli Han e i Tang. Molti sono gli aspetti di storia e di civiltà che si intrecciano in questo itinerario: a partire dalla fine del IV secolo a.C. l'adozione della cavalleria fu fondamento per la costituzione dell'Impero; l’apertura della cosiddetta "Via della Seta" sotto la dinastia Han ebbe tra i suoi motori principali la ricerca nelle regioni occidentali di cavalli più grandi e più potenti.
Cavalli Celesti.
Raffigurazioni equestri nella Cina antica
MAO - Museo di Arte Orientale
Via San Domenico, 11 - Torino
21 novembre 2014 - 22 febbraio 2015
Infoline: (+39) 011.4436927
Website: www.maotorino.it
I cavalli sono stati un simbolo di status sociale forte per l'élite cinese di ogni epoca e uno dei soggetti più rappresentati nell'arte della Cina imperiale. Emblemi di nobiltà, eleganza, velocità e potenza, si sono arricchiti nel corso del tempo di valenze soprannaturali ammantate di resoconti leggendari.
Attraverso quarantacinque opere provenienti dalle collezioni del museo e da una collezione privata torinese, la mostra approfondisce l'importanza della figura del cavallo nell'arte e nella cultura della Cina antica mediante elementi arcaici di bardature e di carri (XI sec. a.C. - II sec. d.C.), raffigurazioni bidimensionali (II sec. a.C. - I sec. d.C.) e soprattutto spettacolari statuine funerarie a tutto tondo dalla dinastia Han (206 a.C. - 220 d.C.) alla dinastia Tang (618-907 d.C.). Si tratta in gran parte di sculture in terracotta dipinta e invetriata, dove i cavalli appaiono soli o in rapporto dinamico con il cavaliere, colorati e arricchiti di dettagli a seconda della funzione che l'immagine doveva evocare e rendere viva.
Il percorso espositivo è articolato in sette sezioni che corrispondono a diversi ambiti tematici: dalla guerra, al commercio, allo svago, fino all'evoluzione delle forme sociali tra gli Han e i Tang. Molti sono gli aspetti di storia e di civiltà che si intrecciano in questo itinerario: a partire dalla fine del IV secolo a.C. l'adozione della cavalleria fu fondamento per la costituzione dell'Impero; l’apertura della cosiddetta "Via della Seta" sotto la dinastia Han ebbe tra i suoi motori principali la ricerca nelle regioni occidentali di cavalli più grandi e più potenti.
Cavalli Celesti.
Raffigurazioni equestri nella Cina antica
MAO - Museo di Arte Orientale
Via San Domenico, 11 - Torino
21 novembre 2014 - 22 febbraio 2015
Infoline: (+39) 011.4436927
Website: www.maotorino.it
giovedì 1 gennaio 2015
Avanguardia Russa da Malevič a Rodčenko. Capolavori dalla collezione Costakis
A Torino dal 3 ottobre 2014 al 15 febbraio 2015, nel centralissimo Palazzo Chiablese, la mostra Avanguardia Russa da Malevič a Rodčenko. Capolavori dalla collezione Costakis presenta un nucleo fondamentale dell'eccezionale collezione d'Avanguardia russa di George Costaki, per la prima volta in Italia dal Museo Statale d'Arte Contemporanea di Salonicco.
La mostra racconta l'arte sperimentale russa del primo Novecento e la storia dell'uomo che l'ha salvata, sfidando i divieti e gli ostracismi del regime stalinista. Nella Mosca degli anni immediatamente seguenti la Seconda Guerra Mondiale, George Costaki decise di raccogliere metodicamente testimonianze dell'arte sperimentale russa d'inizio secolo, salvando dalla distruzione e dall'oblio questa componente vitale della cultura del Novecento.
Con circa trecento opere esposte - tra cui dipinti, guaches e acquarelli, lavori d'arte applicata, documenti e un nucleo di un centinaio di disegni sull'architettura costruttivista - la mostra si propone come una vera e propria esposizione enciclopedica dell'Avanguardia russa, rappresentativa di tutti i principali movimenti del tempo (dal Nuovo impressionismo e simbolismo al Cubo futurismo, dal Suprematismo al Cosmismo), ricca dei capolavori dei maggiori artisti di quegli anni tra cui il Ritratto di Malevich del 1910, Donna in Viaggio della Popova, in cui le istanze del cubismo francese s'intersecano con gli elementi del futurismo italiano e - tra i tanti - Ritmo espressivo del 1943-1944 di Rodčenko, opera che con gocce e schizzi di colore crea una sorta di ritmo e di moto in un equilibrio compositivo "calcolato", che spinge a un inevitabile confronto con l'espressionismo astratto e l'action painting.
Un'immersione totale - curata da Maria Tsantsanoglou e Angeliki Charistou - per comprendere i cambiamenti radicali e rivoluzionari di quello che è stato definito da Camilla Gray "il grande esperimento" dell'arte del XX secolo.
Avanguardia Russa da Malevič a Rodčenko.
Capolavori dalla collezione Costakis
Spazio Mostre Polo Reale
Palazzo Chiablese, Piazzetta Reale - Torino
3 ottobre 2014 - 15 febbraio 2015
Infoline: (+39) 011.5790095
Website: www.mostracostakis.it
La mostra racconta l'arte sperimentale russa del primo Novecento e la storia dell'uomo che l'ha salvata, sfidando i divieti e gli ostracismi del regime stalinista. Nella Mosca degli anni immediatamente seguenti la Seconda Guerra Mondiale, George Costaki decise di raccogliere metodicamente testimonianze dell'arte sperimentale russa d'inizio secolo, salvando dalla distruzione e dall'oblio questa componente vitale della cultura del Novecento.
Con circa trecento opere esposte - tra cui dipinti, guaches e acquarelli, lavori d'arte applicata, documenti e un nucleo di un centinaio di disegni sull'architettura costruttivista - la mostra si propone come una vera e propria esposizione enciclopedica dell'Avanguardia russa, rappresentativa di tutti i principali movimenti del tempo (dal Nuovo impressionismo e simbolismo al Cubo futurismo, dal Suprematismo al Cosmismo), ricca dei capolavori dei maggiori artisti di quegli anni tra cui il Ritratto di Malevich del 1910, Donna in Viaggio della Popova, in cui le istanze del cubismo francese s'intersecano con gli elementi del futurismo italiano e - tra i tanti - Ritmo espressivo del 1943-1944 di Rodčenko, opera che con gocce e schizzi di colore crea una sorta di ritmo e di moto in un equilibrio compositivo "calcolato", che spinge a un inevitabile confronto con l'espressionismo astratto e l'action painting.
Un'immersione totale - curata da Maria Tsantsanoglou e Angeliki Charistou - per comprendere i cambiamenti radicali e rivoluzionari di quello che è stato definito da Camilla Gray "il grande esperimento" dell'arte del XX secolo.
Avanguardia Russa da Malevič a Rodčenko.
Capolavori dalla collezione Costakis
Spazio Mostre Polo Reale
Palazzo Chiablese, Piazzetta Reale - Torino
3 ottobre 2014 - 15 febbraio 2015
Infoline: (+39) 011.5790095
Website: www.mostracostakis.it
lunedì 29 dicembre 2014
Affetti personali. Storie di donne e di moda
A Torino, Palazzo Madama conferma la propria vocazione al racconto della storia della moda italiana con la mostra Affetti personali. Storie di donne e di moda.
Dal 5 dicembre 2014 al 18 gennaio 2015 lo Spazio Atelier del museo presenta oltre 100 abiti, scarpe, guanti, cappelli, bijoux insieme ai ricordi di chi li ha posseduti e donati al museo, per contribuire a raccontare la storia della moda a Torino dal 1920 al 1990.
La mostra è il frutto del progetto Torino un secolo di moda, ricerca sui mestieri della moda lanciata da Palazzo Madama per approfondire la conoscenza di tutte quelle attività che hanno reso celebre Torino quale capitale dello stile prima di Firenze, Roma, Milano, e che vantano una storia di particolare eccellenza.
Il percorso in mostra racconta l'evoluzione del costume dagli anni Venti agli anni Novanta del Novecento, attraverso le proporzioni degli abiti, la fortuna di nuovi materiali come il nylon, amatissimo per la lingerie, e la predilezione per alcuni colori. Insieme agli oggetti, particolarmente preziose sono le testimonianze raccolte: i racconti diretti di chi in quegli ambienti ha vissuto e lavorato, unitamente ad attrezzi e fotografie di atelier e laboratori, vetrine e sfilate. Emergono nomi di sartorie torinesi - Pozzi, Badolato, Longo e Comollo -, milanesi e genovesi insieme alle grandi modisterie. I video delle testimonianze raccolte, presentati in mostra, saranno consultabili per intero sul canale YouTube di Palazzo Madama.
Spicca la vetrina dedicata alle scarpe: quelle in raso del 1923 di Beltrami, quelle di Bartolomeo Cavallera, autore nel 1954 delle calzature protagoniste del coup-de-théâtre nel film La contessa scalza con Ava Gardner, e le calzature gioiello di Aldo Sacchetti, creatore di modelli impensabili, come le scarpe fatte solo di suola, con tacco alto, e calza da reggere con la giarrettiera. Abiti e accessori raccontano in modo discreto anche storie più intime e personali delle donne che li hanno indossati: custodiscono il ricordo di un momento felice, l'emozione di un incontro importante o la memoria di una persona cara.
Affetti personali. Storie di donne e di moda
Palazzo Madama
Piazza Castello - Torino
5 dicembre 2014 - 18 gennaio 2015
Infoline: (+39) 011.4433501
Website: www.palazzomadamatorino.it
Dal 5 dicembre 2014 al 18 gennaio 2015 lo Spazio Atelier del museo presenta oltre 100 abiti, scarpe, guanti, cappelli, bijoux insieme ai ricordi di chi li ha posseduti e donati al museo, per contribuire a raccontare la storia della moda a Torino dal 1920 al 1990.
La mostra è il frutto del progetto Torino un secolo di moda, ricerca sui mestieri della moda lanciata da Palazzo Madama per approfondire la conoscenza di tutte quelle attività che hanno reso celebre Torino quale capitale dello stile prima di Firenze, Roma, Milano, e che vantano una storia di particolare eccellenza.
Il percorso in mostra racconta l'evoluzione del costume dagli anni Venti agli anni Novanta del Novecento, attraverso le proporzioni degli abiti, la fortuna di nuovi materiali come il nylon, amatissimo per la lingerie, e la predilezione per alcuni colori. Insieme agli oggetti, particolarmente preziose sono le testimonianze raccolte: i racconti diretti di chi in quegli ambienti ha vissuto e lavorato, unitamente ad attrezzi e fotografie di atelier e laboratori, vetrine e sfilate. Emergono nomi di sartorie torinesi - Pozzi, Badolato, Longo e Comollo -, milanesi e genovesi insieme alle grandi modisterie. I video delle testimonianze raccolte, presentati in mostra, saranno consultabili per intero sul canale YouTube di Palazzo Madama.
Spicca la vetrina dedicata alle scarpe: quelle in raso del 1923 di Beltrami, quelle di Bartolomeo Cavallera, autore nel 1954 delle calzature protagoniste del coup-de-théâtre nel film La contessa scalza con Ava Gardner, e le calzature gioiello di Aldo Sacchetti, creatore di modelli impensabili, come le scarpe fatte solo di suola, con tacco alto, e calza da reggere con la giarrettiera. Abiti e accessori raccontano in modo discreto anche storie più intime e personali delle donne che li hanno indossati: custodiscono il ricordo di un momento felice, l'emozione di un incontro importante o la memoria di una persona cara.
Affetti personali. Storie di donne e di moda
Palazzo Madama
Piazza Castello - Torino
5 dicembre 2014 - 18 gennaio 2015
Infoline: (+39) 011.4433501
Website: www.palazzomadamatorino.it
giovedì 17 febbraio 2011
Regina Margherita. Il mito della modernità nella Napoli postunitaria
Dal 17 marzo al 17 luglio 2011, in occasione delle Celebrazioni per i 150° dell'Unità d'Italia, Napoli apre al pubblico le sale auliche di Palazzo Reale, presentate in un inedito percorso storico e multimediale, con la prima nazionale della mostra Regina Margherita. Il mito della modernità nella Napoli postunitaria.
La mostra vuole raccontare, attraverso le vicende che videro protagonista la futura prima Regina d'Italia, Margherita di Savoia, la storia di una terra e di un popolo che, con le proprie energie di ingegno, di spirito, economiche, di sangue e di cuore, sostenne pienamente e da protagonista i primi passi dell'unità nazionale.
La Regina verrà qui raccontata non solo negli aspetti della sua vita, ma anche come simbolo di un'Italia che cambia nel nome della modernità e del progresso, di cui Margherita diventerà icona popolare. Saranno ripercorse le tappe fondamentali della sua vita che raccontano, al contempo, la storia di una nazione: dal matrimonio con Umberto e il suo ruolo nell'acquisizione del consenso della monarchia, alla nascita del figlio Vittorio Emanuele III, dall'attentato di Passanante e dalle crisi di un paese in rapida unificazione, allo svilupparsi del gusto "margherita" nella moda e nella società, dal mecenatismo culturale nelle arti al forte interesse per le questioni sociali femminili e per l'alfabetizzazione.
Il percorso espositivo seguirà le tracce personali e private della vita di Margherita di Savoia attraverso l'esposizione di quadri, oggetti, abiti, documenti, gioielli. Un apparato di installazioni multimediali, fotografie e filmati storici traccerà un percorso popolare sulle tematiche storiche della mostra offrendo una lettura trasversale alle tematiche trattate. Particolare attenzione verrà, infine, posta all'individuazione di quegli aspetti che influirono sulla vita di Napoli, dall'urbanistica, alla moda, dal sociale, alla vita di tutti giorni. È la visione della "Napoli che cambia", raccontata attraverso le litografie, caricature e le foto d'epoca provenienti dalle raccolte della Biblioteca Nazionale napoletana.
Nel segno di una nuova forma di sinergia economica e culturale tra le Regioni, la mostra si sposterà successivamente nella Villa Reale di Monza per poi concludersi a Torino.
Regina margherita.
Il mito della modernità nella Napoli postunitaria
Palazzo Reale di Napoli
Piazza del Plebiscito, 1 - Napoli
17 marzo - 17 luglio 2011
Infoline: (+39) 02.29010404
Website: www.fondazionednart.it
La mostra vuole raccontare, attraverso le vicende che videro protagonista la futura prima Regina d'Italia, Margherita di Savoia, la storia di una terra e di un popolo che, con le proprie energie di ingegno, di spirito, economiche, di sangue e di cuore, sostenne pienamente e da protagonista i primi passi dell'unità nazionale.
La Regina verrà qui raccontata non solo negli aspetti della sua vita, ma anche come simbolo di un'Italia che cambia nel nome della modernità e del progresso, di cui Margherita diventerà icona popolare. Saranno ripercorse le tappe fondamentali della sua vita che raccontano, al contempo, la storia di una nazione: dal matrimonio con Umberto e il suo ruolo nell'acquisizione del consenso della monarchia, alla nascita del figlio Vittorio Emanuele III, dall'attentato di Passanante e dalle crisi di un paese in rapida unificazione, allo svilupparsi del gusto "margherita" nella moda e nella società, dal mecenatismo culturale nelle arti al forte interesse per le questioni sociali femminili e per l'alfabetizzazione.
Il percorso espositivo seguirà le tracce personali e private della vita di Margherita di Savoia attraverso l'esposizione di quadri, oggetti, abiti, documenti, gioielli. Un apparato di installazioni multimediali, fotografie e filmati storici traccerà un percorso popolare sulle tematiche storiche della mostra offrendo una lettura trasversale alle tematiche trattate. Particolare attenzione verrà, infine, posta all'individuazione di quegli aspetti che influirono sulla vita di Napoli, dall'urbanistica, alla moda, dal sociale, alla vita di tutti giorni. È la visione della "Napoli che cambia", raccontata attraverso le litografie, caricature e le foto d'epoca provenienti dalle raccolte della Biblioteca Nazionale napoletana.
Nel segno di una nuova forma di sinergia economica e culturale tra le Regioni, la mostra si sposterà successivamente nella Villa Reale di Monza per poi concludersi a Torino.
Regina margherita.
Il mito della modernità nella Napoli postunitaria
Palazzo Reale di Napoli
Piazza del Plebiscito, 1 - Napoli
17 marzo - 17 luglio 2011
Infoline: (+39) 02.29010404
Website: www.fondazionednart.it
martedì 15 febbraio 2011
Tra il dire e il fare. Unità d'Italia e unificazione europea: cantieri aperti
Dal 28 gennaio al 16 aprile le sale dell'Archivio di Stato di Torino ospitano, nell'ambito delle manifestazioni per il 150° dell'Unità d'Italia, la mostra Tra il dire e il fare. Unità d'Italia e unificazione europea: cantieri aperti.
La mostra ripercorre la straordinaria avventura che è stata l'unificazione italiana, in parallelo con il processo di costruzione dell'Unione europea. Preziosi documenti originali, dialoghi e personaggi storici illustrano le idee politiche, le strategie diplomatiche, le spinte economiche, i disagi e le rivendicazioni sociali, i progressi tecnologici e il potenziamento delle infrastrutture, il costo delle guerre e le grandi migrazioni cercando di mostrare come l'apparente determinismo delle vicende storiche celi in realtà continue scelte in cui gioca fortemente la responsabilità umana. L'analisi delle scelte operate in passato non interessa tanto al fine di emettere giudizi, ma allo scopo di comprendere i condizionamenti accumulati nel faticoso cammino percorso e le prospettive che ora si aprono.
In ognuna delle sette sale della mostra viene trattato un tema specifico (come l'economia, la cultura e l'istruzione o i diritti civili) sia per l'Italia del secondo Ottocento, che per l'Europa del secondo Novecento. La parte sull'Unità d'Italia è illustrata a partire da documenti storici originali (tra cui lo Statuto Albertino e l'atto ufficiale del 17 marzo 1861 con cui Vittorio Emanuele divenne il primo re d'Italia), mentre quella sull'Europa è basata su vivaci ricostruzioni grafiche, riproduzioni di cartografia tematica e ingrandimenti di fotografie.
Attraverso una prospettiva che intende essere imparziale, anche facendo emergere diverse interpretazioni dello stesso fatto, la mostra si propone come un'emozionante avventura intellettuale ed un'appassionante occasione di riflessione su temi di alto valore civile.
Tra il dire e il fare.
Unità d’Italia e unificazione europea: cantieri aperti
Archivio di Stato di Torino
Piazza Castello, 209 - Torino
28 gennaio - 16 aprile 2011
Infoline: (+39) 011.540382
Website: www.archiviodistatotorino.it
La mostra ripercorre la straordinaria avventura che è stata l'unificazione italiana, in parallelo con il processo di costruzione dell'Unione europea. Preziosi documenti originali, dialoghi e personaggi storici illustrano le idee politiche, le strategie diplomatiche, le spinte economiche, i disagi e le rivendicazioni sociali, i progressi tecnologici e il potenziamento delle infrastrutture, il costo delle guerre e le grandi migrazioni cercando di mostrare come l'apparente determinismo delle vicende storiche celi in realtà continue scelte in cui gioca fortemente la responsabilità umana. L'analisi delle scelte operate in passato non interessa tanto al fine di emettere giudizi, ma allo scopo di comprendere i condizionamenti accumulati nel faticoso cammino percorso e le prospettive che ora si aprono.
In ognuna delle sette sale della mostra viene trattato un tema specifico (come l'economia, la cultura e l'istruzione o i diritti civili) sia per l'Italia del secondo Ottocento, che per l'Europa del secondo Novecento. La parte sull'Unità d'Italia è illustrata a partire da documenti storici originali (tra cui lo Statuto Albertino e l'atto ufficiale del 17 marzo 1861 con cui Vittorio Emanuele divenne il primo re d'Italia), mentre quella sull'Europa è basata su vivaci ricostruzioni grafiche, riproduzioni di cartografia tematica e ingrandimenti di fotografie.
Attraverso una prospettiva che intende essere imparziale, anche facendo emergere diverse interpretazioni dello stesso fatto, la mostra si propone come un'emozionante avventura intellettuale ed un'appassionante occasione di riflessione su temi di alto valore civile.
Tra il dire e il fare.
Unità d’Italia e unificazione europea: cantieri aperti
Archivio di Stato di Torino
Piazza Castello, 209 - Torino
28 gennaio - 16 aprile 2011
Infoline: (+39) 011.540382
Website: www.archiviodistatotorino.it
giovedì 3 febbraio 2011
Paolo Pellegrin. Dies Irae
Giovedì 17 febbraio 2011 inaugura a Milano, presso la Fondazione Forma per la Fotografia, la mostra Dies Irae, fotografie di Paolo Pellegrin. La carriera del fotografo è costellata da innumerevoli premi e riconoscimenti internazionali, segno di quanto la forza e l'intelligenza dei suoi lavori si impongano, nel corso del tempo, come parti di un'opera universale e coerente. Pellegrin incarna una nuova generazione di fotogiornalisti: cosciente dei nuovi mezzi di produzione e di diffusione delle immagini di attualità, impegnato a rinnovare la visione degli avvenimenti che documenta, attento sempre a mantenere un atteggiamento etico, nella forma e nei modi del proprio lavoro.
Paolo Pellegrin usa spesso una metafora: la fotografia per lui è come una lingua da imparare. Una lingua lontana, magari di un ceppo sconosciuto, a cui ci si avvicina, affascinati dal suo mistero. Poco a poco, il mistero svela i contorni e si lascia cogliere e permette a chi l’adopera, al fotografo, di usarla per raccontare storie.
E di storie Paolo Pellegrin ne ha narrate parecchie. Di quelle a volte dure, tragiche perfino, come la guerra, la prigionia, il dolore, i disastri ambientali. Ogni volta, per ogni storia, Pellegrin ha cercato di comprendere, di non giudicare ma di seguire con lo sguardo quel che accadeva e di interpretarlo con tutta la sua esperienza di giornalista e la sua sensibilità di essere umano.
Questa mostra, la prima grande retrospettiva dedicata al suo lavoro, raccoglie in oltre 200 immagini molte di queste storie e di questi reportage realizzati seguendo la strada quella del fotogiornalismo puro, che non ha paura di guardare negli occhi il mondo e, soprattutto, di raccontarlo.
«Il mio ruolo – la mia responsabilità – è di creare un archivio della nostra memoria collettiva», dichiara Pellegrin. Nessuno come lui ha saputo rinnovare gli insegnamenti e i principi della tradizione del fotogiornalismo in una nuova chiave, con un linguaggio nuovo; quello del ventunesimo secolo.
Paolo Pellegrin. Dies Irae
Fondazione Forma per la Fotografia
Piazza Tito Lucrezio Caro, 1 - Milano
18 febbraio - 15 maggio 2011
Infoline: (+39) 02.58118067
Website: www.formafoto.it
Paolo Pellegrin usa spesso una metafora: la fotografia per lui è come una lingua da imparare. Una lingua lontana, magari di un ceppo sconosciuto, a cui ci si avvicina, affascinati dal suo mistero. Poco a poco, il mistero svela i contorni e si lascia cogliere e permette a chi l’adopera, al fotografo, di usarla per raccontare storie.
E di storie Paolo Pellegrin ne ha narrate parecchie. Di quelle a volte dure, tragiche perfino, come la guerra, la prigionia, il dolore, i disastri ambientali. Ogni volta, per ogni storia, Pellegrin ha cercato di comprendere, di non giudicare ma di seguire con lo sguardo quel che accadeva e di interpretarlo con tutta la sua esperienza di giornalista e la sua sensibilità di essere umano.
Questa mostra, la prima grande retrospettiva dedicata al suo lavoro, raccoglie in oltre 200 immagini molte di queste storie e di questi reportage realizzati seguendo la strada quella del fotogiornalismo puro, che non ha paura di guardare negli occhi il mondo e, soprattutto, di raccontarlo.
«Il mio ruolo – la mia responsabilità – è di creare un archivio della nostra memoria collettiva», dichiara Pellegrin. Nessuno come lui ha saputo rinnovare gli insegnamenti e i principi della tradizione del fotogiornalismo in una nuova chiave, con un linguaggio nuovo; quello del ventunesimo secolo.
Paolo Pellegrin. Dies Irae
Fondazione Forma per la Fotografia
Piazza Tito Lucrezio Caro, 1 - Milano
18 febbraio - 15 maggio 2011
Infoline: (+39) 02.58118067
Website: www.formafoto.it
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