mercoledì 29 settembre 2010

Diversamente vivi

Chi ha paura dei morti viventi? Vampiri e fantasmi, mummie e più di recente gli zombi, hanno popolato gli scaffali del romanzo e del fumetto, e gli schermi del cinema e poi della televisione e del videogioco, per tutto il Novecento e oltre.

Dal 30 settembre 2010 al 9 gennaio 2011 il Museo Nazionale del Cinema di Torino ospita la mostra Diversamente vivi. Zombi, vampiri, mummie, fantasmi, a cura di Peppino Ortoleva. Un'incursione cinematografica, artistica e letteraria sulla mitologia dei "morti viventi", figure di un universo emotivo e mitico fatto insieme di paura e di attrazione.

Non si tratta soltanto di un genere: l'horror, è vero, predomina con le sue storie di malvagità indicibili e tormenti peggiori della morte, ma non sono mancate, a più riprese, storie di fantasmi e ora anche di vampiri di tono romantico, nostalgico, spesso struggente. Per non parlare dei non morti da ridere, antichi come il cinema e anche di più. La mostra ci accompagna in un viaggio nella paura che queste storie ci ispirano e nell'attrazione che i miti dei morti viventi esercitano su di noi. E ci guida attraverso il più inquietante dei confini, quello che separa la vita da ciò che ci attende al di là.

All'interno, il percorso si apre con i vampiri, che dal mito fondatore di Dracula si spingono sino alla popolarissima saga contemporanea di Twilight, per poi passare alle storie di fantasmi, alle mummie e, in conclusione, ai racconti popolati dagli zombi, che rappresentano le più recenti e pervasive incarnazioni della mitologia degli esseri non ancora morti ma neppure più vivi.

Sulla rampa elicoidale della Mole Antonelliana trovano posto trenta manifesti cinematografici originali di diverse epoche, tutti provenienti dalle collezioni del museo, a completamento di un percorso narrativo-riflessivo composto da foto di scena, riproduzioni di dipinti, documenti storici, fotosoggetti originali e brevi testi introduttivi.

Due installazioni video ripropongono le più famose sequenze tratte dai capisaldi dei film di genere, mentre l'intero percorso è movimentato da sorprendenti ed evocativi interventi scenografici, ideati da Elena D'Agnolo Vallan e Marco Ostini, che si avvalgono tra l'altro dei suggestivi effetti speciali creati da uno dei maggiori specialisti del settore, il torinese Michele Guaschino.

Ad accompagnare la mostra, un volume di Giulia Carluccio e dell'organizzatore della mostra Peppino Ortoleva, studioso di comunicazione e cultura di massa, in libreria dal 13 ottobre 2010 per Il Castoro.

Diversamente vivi
Zombi, vampiri, mummie, fantasmi
Museo Nazionale del Cinema di Torino
Via Montebello, 20 - Torino
30 settembre 2010 - 9 gennaio 2011

Infoline: (+39) 011.2178540
Website: www.museonazionaledelcinema.it

giovedì 23 settembre 2010

Valerio Berruti. Una sola moltitudine

È in corso fino al 31 ottobre alla Fondazione Stelline di Milano la personale di Valerio Berruti (Alba 1977) dal titolo Una sola moltitudine.

La mostra, curata da Olga Gambari, presenta per la prima volta, in modo organico, la produzione plastica di Valerio Berruti, poco conosciuta e per lo più inedita, affiancata da installazioni in esterno, video – tra cui La figlia di Isacco, presentato all'ultima Biennale di Venezia – disegni e bozzetti che, presentando il segno più caratteristico dell'artista, contribuiranno a costruire un discorso integrale ed armonico su tutto il corpus del suo lavoro. Il percorso espositivo proporrà circa 20 lavori e coinvolgerà, oltre alla Sala del Collezionista, anche gli ambienti esterni della Fondazione, Chiostro della Magnolia e Orti di Leonardo.

Come scrive la curatrice Olga Gam, «Il segno di Valerio Berruti è un racconto contemporaneo che nasce come evoluzione continua con la tradizione classica. La sua pittura, nel cui dna si mescolano la storia dell'arte pittorica e della scultura, è una dimensione che slabbra costantemente verso gli altri linguaggi linguaggi artistici, guardando al passato come radici e al futuro come un laboratorio di possibilità sempre aperto. I suoi volti, i suoi corpi sono metafora di un'umanità in continuo divenire, in cui l'identità singola si fonde con il corso esistenziale e storico collettivo. Da qui il titolo “Una sola moltitudine”, un d'apres da una raccolta postuma di scritti dello scrittore portoghese Fernando Pessoa…».

Nato ad Alba nel 1977, Valerio Berruti vive e lavora a Verduno, nelle Langhe, in una chiesa sconsacrata del 1600, uno spazio insolito e suggestivo che ha acquistato e restaurato nel 1995. Il giovane artista in pochi anni ha sviluppato un curriculum internazionale e subito dopo l'appuntamento milanese, nel gennaio 2011, terrà una mostra personale al Pola Museum in Essex di Tokyo.

Valerio Berruti. Una sola moltitudine
Fondazione Stelline
Corso Magenta, 61 - Milano
22 settembre - 31 ottobre 2010

Infoline: (+39) 02.45462437

lunedì 20 settembre 2010

Robert Doisneau. Dal mestiere all'opera e Palm Springs 1960

Un cantore della vita di tutti i giorni, che alla forza del verso epico preferiva quella sommessa della strofa rozza ma arguta, dello stornello. Questo era Robert Doisneau. Dal 21 settembre al 17 novembre, la Fondazione Forma per la Fotografia di Milano rende omaggio al suo genio garbato e lucido, alla sua fotografia tenera e divertente, con due mostre nate dalla collaborazione con la famiglia Doisneau e la Fondation Cartier-Bresson di Parigi: Dal mestiere all'opera e Palm Springs 1960.

Nato nel 1912 a Parigi, da questa città Doisneau non si staccò mai del tutto. Il suo territorio di caccia, la sua riserva preferita d'immagini ed emozioni era lì, a portata di mano. Parigi come mondo, la fotografia come pretesto, la curiosità come spinta e la leggerezza come stile: nessuno come lui ha realizzato foto indimenticabili cogliendo sempre un punto di impalpabile equilibrio, frutto di una sapienza rara, meticolosamente perseguita.

Dal mestiere all'opera presenta una selezione di circa cento stampe originali, le più celebri accanto ad altre praticamente inedite, scelte in gran parte nel suo atelier e in importanti collezioni pubbliche e private francesi. L'ampia selezione, arricchita da documenti privati e testimonianze raccolte con l'aiuto amorevole delle figlie del fotografo, propone una rilettura critica e aggiornata per mostrare come la bellezza apparentemente spontanea delle sue immagini fosse frutto di grande lavoro, e come, in pratica, Doisneau sia riuscito nella sua vita a passare dal mestiere all'opera con una gravità insospettabile, fermando sulla pellicola frammenti di un mondo di cui voleva provare l'esistenza.

Ma oltre le strade di Parigi, dove incontrava e ritraeva amanti e bambini, Doisneau ha realizzato anche sorprendenti e inaspettate fotografie a colori. Era il 1960 quando la rivista Fortune incaricò il fotografo francese di raccontare la vita di una città particolare, nata come un fiore sgargiante nel deserto della California: Palm Springs. Doisneau accettò la sfida e tra la sabbia del deserto, le palme, il cielo blu cobalto, gli abiti chiassosi dei suoi abitanti, i cocktail e i campi da golf, compose il suo personale sogno americano, non in bianco e nero ma raccontato con un’esplosione di colori. Le immagini dell'album Palm Springs 1960, presentate ora per la prima volta in Italia, mostrano un aspetto poco conosciuto del grande fotografo e sorprenderanno anche il visitatore più esperto trasportandolo in un universo festoso e ironico.

Giocoliere, funambolo, illusionista forse per troppo realismo: ironizzando su di sé, Doisneau affermava di affrontare il lavoro come fosse l'unico antidoto all’angoscia di non essere. Questo è il paradosso del grande fotografo che voleva realizzare il suo lavoro come fanno gli artisti di strada, con la lucidità pudica di un artista malgrado lui.

Robert Doisneau
Dal mestiere all'opera
Palm Springs 1960

Fondazione Forma per la Fotografia
Piazza Tito Lucrezio Caro, 1 - Milano
22 settembre - 17 novembreo 2010

Infoline: (+39) 02.58118067
Website: www.formafoto.it