Il rasoio, arma impropria per un artista, infligge una mutilazione incruenta alla tela: parafrasando Pierre Boulez (a proposito della musica di Debussy), con questo gesto estremo e provocatorio Fontana cambia il corso della storia dell'arte.
Ambiente spaziale con tagli (1960) è il cuore della mostra Tagli d'artista: una storia lunga un secolo (a cura di Livia Velani, catalogo Electa). Muta, altera e ostica, troneggia nel salone centrale della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma: sei tagli su un fondo di gesso bianco, ampio più di trenta metri. Quest'opera costituisce la prima applicazione su scala ambientale della ricerca spaziale di Fontana. Visibile per la prima volta in Italia, fu commissionata all'artista dall'amico-ingegnere Antonio Melandri, che la volle realizzare per il soffitto della sua casa milanese.
Il percorso espositivo, breve ma complesso, tocca tutto il XX secolo: un tentativo di spiegare perché quella violazione perentoria e semplice della bidimensionalità sia diventata, a un certo punto, necessaria. Al di là degli accostamenti con la grande ricerca artistica che la precedono si inizia con i bizantinismi di Klimt per arrivare alle lucide geometrie di Mondrian, passando per gli sconvolgimenti futuristi di Balla e Boccioni) quello che è interessante della mostra è il divaricarsi dell'esperienza artistica di Fontana in due aree geografiche ben distinte, ma unite negli intenti.
Il gruppo milanese di Azimuth (con il bianco assoluto di Manzoni e il blu mistico di Klein) e il gruppo romano che si stringe intorno alle deflagrazioni materiche di Burri. Il Bianco di Piero Manzoni implica una riduzione al minimo di quelle pretese formali così connaturate in ogni artista, a favore di un massimo di comunicazione concettuale. L'assenza di colore è l'azzeramento e nello stesso tempo la sintesi di tutti i colori così come il bianco: pura luce. Una vera e propria concentrazione di energia che esplode nella materia di Burri: una materia violentata, densa di storicità (Nero Cretto G 5): una superficie spessa su cui si dipana un fitto intreccio di crepe e screpolature. Una materia che evoca l'idea del trascorrere del tempo e, contemporaneamente, mantiene l'efficacia espressiva e decorativa dell'opera, senza l'ausilio di contrasti cromatici. Un'arte severa nata da un semplice gesto: come un samurai, Fontana, taglia la materia nella consapevolezza di vivere in un'epoca di grandi cambiamenti.
Tagli d'artista: una storia lunga un secolo
Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea
Viale delle Belle Arti, 131 - Roma
15 maggio 2010 - 7 gennaio 2011
Infoline: (+39) 06.32298221
Website: www.gnam.beniculturali.it
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