Giocattoli della tradizione protagonisti in Valle d'Aosta: dal 6 dicembre 2010 al 27 marzo 2011 il Forte di Bard ospita, nelle sale delle Cannoniere, la mostra Tesori in soffitta. L'incanto dell’infanzia nei giocattoli di montagna.
L'esposizione, curata da Luigi Bossina e Adolfo Cravetto, è un omaggio al giocattolo di montagna e di conseguenza al mondo alpino fatto non solo di vette, di meditazioni nel silenzio, di dura quotidianità e di sport, ma anche di quel particolare rapporto con la montagna che l'adulto e il bambino raccontano e interpretano attraverso il giocattolo.
Il giocattolo ispirato al mondo alpino è il protagonista assoluto di una mostra che ha come obiettivo non solo quello di esporre una grande varietà di oggetti, ma anche di permettere ai nonni di rivivere e raccontare ai propri nipoti, i loro balocchi e, ai padri, di illustrare ai propri figli la loro giovinezza. Con giochi, semplici o complessi, all'aperto o al chiuso, i bambini creano momenti indimenticabili fissando l'emozione che ne deriva nei loro ricordi. Per questo motivo l'esposizione, con un'ambientazione scenografica di particolare effetto, vuole essere soprattutto uno specchio della memoria di come si giocava alla montagna in un periodo temporale che va dai primi anni del Novecento ai giorni nostri.
La mostra si sviluppa in sette sale, cinque delle quali offrono al pubblico un suggestivo viaggio a ritroso nel tempo tra giocattoli d'epoca che hanno segnato l'infanzia di intere generazioni. In tutto, più di mille giocattoli, che riconsegnano alla memoria collettiva, un patrimonio di grande valore affettivo legato ad un passato ormai lontano, ma che è parte integrante della storia personale dei nostri nonni e dei nostri genitori.
Una sala è invece dedicata alla celeberrima gara automobilistica Aosta Gran San Bernardo che si disputò nel 1920 e che fu la cronoscalata più lunga e più alta d'Europa. Il tema del giocattolo in montagna e della neve richiamano inevitabilmente al mondo del turismo e delle vacanze. In mostra anche una preziosa serie di manifesti pubblicitari realizzati in Valle d'Aosta nella prima
metà del Novecento, che testimoniano con la loro grafica e i differenti stili, l'evolvere del gusto e del costume.
Tesori in soffitta
L'incanto dell’infanzia nei giocattoli di montagna
Forte di Bard
Bard - Valle d'Aosta
6 dicembre 2010 - 27 marzo 2011
Infoline: (+39) 0125.833811
Website: www.fortedibard.it
sabato 4 dicembre 2010
domenica 28 novembre 2010
Dall'astratto alla favola
Dal 4 al 19 dicembre 2010 nella suggestiva cornice del Mirafiori Motor Village gli spazi della Mirafiori Galerie ospiteranno la mostra di pittura Dall'astratto alla favola.
L'esposizione presenta una raccolta di tele di otto artisti torinesi della Sezione Arti Figurative del CEDAS, uno degli atelier non professionali più presigiosi di Torino, che si sono avvicinati all'arte del dipingere grazie agli insegnamenti della scuola di Sandro Lobalzo, Pippo Ciarlo e Alex Ognianoff.
Giuseppe Arizzio, Franca Bisio, Delfina Brunero, Giuseppe Cerruti, Laura Covolo, Loretta Pasta, Pietro Giorgio Viotto e Giangiorgio Zacà sono gli otto autori selezionati per la mostra da Angelo Mistrangelo e Gian Giorgio Massara, critici di chiara fama.
IMMAGINI E LUCI ATMOSFERICHE
Gli aspetti della pittura figurativa si identificano con una serie di fogli d'acquarello e di alcuni pastelli, che documentano l'impegno di quattro pittori inseriti nella rassegna «Dall'astratto alla favola» allestita nella cornice della Mirafiori Galerie.
Allievo di Pippo Ciarlo e Sandro Lobalzo ai corsi CEDAS, Giuseppe Arizzio propone una scelta di composizioni risolte con la tecnica del pastello, che gli permette di delineare rigorose strutture architettoniche di palazzi e centri storici, come i portici di Avigliana. Il suo discorso appare, quindi, legato a una personale visione dell'ambiente circostante.
Un ambiente che in Franca Bisio è caratterizzato da una limpida interpretazione degli oggetti, dei mazzi di fiori, dei fondi che fanno risaltare l'insieme del tema scelto dalla pittrice per esprimere la propria dimensione umana. Un discorso, il suo, che parte dalla frequentazione dello studio di Guido Bertello, per poi giungere a una espressione improntata da una luminosa definizione della realtà.
In Laura Covolo la rappresentazione è segnata dal tocco dell'acquarello che scandisce nello spazio una brocca o della frutta. La sua pittura è sicuramente frutto di uno studio assiduo, di una seria capacità nel definire i momenti di una figurazione sensibile al valore della luce, di un'esperienza approfondita nell'atelier di Anna Maria Palumbo e di Sandro Lobalzo.
Loretta Pasta, infine, presenta pagine dalla fresca vena narrativa, dove la leggerezza e la trasparenza del colore concorrono a fissare il soggetto della raffigurazione. Una bambola, i ricordi dell'infanzia, un Pierrot, raccontano la storia artistica di Pasta e quel suo ripercorrere gli istanti di una composizione nitida, piacevole, sensibile alla luce atmosferica.
IMPRESSIONI E PAESAGGI
Gli autori che abbiamo scelto di presentare in occasione della mostra organizzata presso Mirafiori Motor Village, sono legati al tema del paesaggio; un paesaggio ora interpretato in modi ancor post-impressionistici, ora reale, con l'invenzione di Fiori d'acciaio nel deserto, con vivaci timbri cromatici rapiti ai mondi extra mediterranei.
Per dovere di anzianità, poiché socio CEDAS dal 1977, ci piace iniziare discorrendo di Giangiorgio Zacà, pittore che si forma preso i maestri Ognianoff e Lobalzo e che s'incanta, nella terra dei Roeri, di fronte al dominante castello di Monteu oppure cerca sulle rive del Sangone i primi cenni della primavera.
E squisitamente figurativa è la produzione di Delfina Brunero, formatasi ancora alla scuola di Guido Bertello, che dipinge Balme sotto la neve inserendosi così nel vasto quadro di oltre quattrocento pittori del ventesimo secolo che sono stati attratti dalle vedute delle valli di Lanzo; parimenti interessanti sono le vedute dell’entroterra Ligure, Bardino, oppure una visione di Capri d'un accecante bianco.
Il mondo e la vita di Giuseppe Cerruti sono bilanciati fra i soggiorni in tutta Europa e quelli in Africa oppure in Estremo Oriente; di qui nascono certe sensibilità cromatiche destinate ad esplodere in una Notte al porto dominata dalla bianchissima luna, nei Danzatori tribali ben giocati fra la presenza dei rossi e dei neri, nella suggestiva immagine femminile L'attesa.
A Giorgio Viotto da alcuni anni dobbiamo l'organizzazione puntuale di molti eventi CEDAS; ora, per la prima volta, vede le proprie opere esposte in una mostra personale. Per i visitatori della mostra sarà una scoperta entrare in modo lieve nel suo mondo fatto di visioni essenziali, di inquietudini, ascoltare il canto delle Donne pazze, leggere la parola "Amore" posta fra una torre ed il cadere lento delle gocce nello spazio volutamente vuoto; surreale dunque.
Molti critici, compreso il maestro Pippo Ciarlo, si sono occupati della produzione di questi pittori ai quali auguriamo un buon successo, poiché manifestano il desiderio di continuare la via, non sempre agevole, del "fare pittura".
Dall'astratto alla favola
Mirafiori Galerie - Mirafiori Motor Village
Piazza Cattaneo, 9 - Torino
4 dicembre - 19 dicembre 2010
Infoline: (+39) 339.3916450
Website: www.cedas.fiat.it
L'esposizione presenta una raccolta di tele di otto artisti torinesi della Sezione Arti Figurative del CEDAS, uno degli atelier non professionali più presigiosi di Torino, che si sono avvicinati all'arte del dipingere grazie agli insegnamenti della scuola di Sandro Lobalzo, Pippo Ciarlo e Alex Ognianoff.
Giuseppe Arizzio, Franca Bisio, Delfina Brunero, Giuseppe Cerruti, Laura Covolo, Loretta Pasta, Pietro Giorgio Viotto e Giangiorgio Zacà sono gli otto autori selezionati per la mostra da Angelo Mistrangelo e Gian Giorgio Massara, critici di chiara fama.
IMMAGINI E LUCI ATMOSFERICHE
Gli aspetti della pittura figurativa si identificano con una serie di fogli d'acquarello e di alcuni pastelli, che documentano l'impegno di quattro pittori inseriti nella rassegna «Dall'astratto alla favola» allestita nella cornice della Mirafiori Galerie.
Allievo di Pippo Ciarlo e Sandro Lobalzo ai corsi CEDAS, Giuseppe Arizzio propone una scelta di composizioni risolte con la tecnica del pastello, che gli permette di delineare rigorose strutture architettoniche di palazzi e centri storici, come i portici di Avigliana. Il suo discorso appare, quindi, legato a una personale visione dell'ambiente circostante.
Un ambiente che in Franca Bisio è caratterizzato da una limpida interpretazione degli oggetti, dei mazzi di fiori, dei fondi che fanno risaltare l'insieme del tema scelto dalla pittrice per esprimere la propria dimensione umana. Un discorso, il suo, che parte dalla frequentazione dello studio di Guido Bertello, per poi giungere a una espressione improntata da una luminosa definizione della realtà.
In Laura Covolo la rappresentazione è segnata dal tocco dell'acquarello che scandisce nello spazio una brocca o della frutta. La sua pittura è sicuramente frutto di uno studio assiduo, di una seria capacità nel definire i momenti di una figurazione sensibile al valore della luce, di un'esperienza approfondita nell'atelier di Anna Maria Palumbo e di Sandro Lobalzo.
Loretta Pasta, infine, presenta pagine dalla fresca vena narrativa, dove la leggerezza e la trasparenza del colore concorrono a fissare il soggetto della raffigurazione. Una bambola, i ricordi dell'infanzia, un Pierrot, raccontano la storia artistica di Pasta e quel suo ripercorrere gli istanti di una composizione nitida, piacevole, sensibile alla luce atmosferica.
Angelo Mistrangelo
IMPRESSIONI E PAESAGGI
Gli autori che abbiamo scelto di presentare in occasione della mostra organizzata presso Mirafiori Motor Village, sono legati al tema del paesaggio; un paesaggio ora interpretato in modi ancor post-impressionistici, ora reale, con l'invenzione di Fiori d'acciaio nel deserto, con vivaci timbri cromatici rapiti ai mondi extra mediterranei.
Per dovere di anzianità, poiché socio CEDAS dal 1977, ci piace iniziare discorrendo di Giangiorgio Zacà, pittore che si forma preso i maestri Ognianoff e Lobalzo e che s'incanta, nella terra dei Roeri, di fronte al dominante castello di Monteu oppure cerca sulle rive del Sangone i primi cenni della primavera.
E squisitamente figurativa è la produzione di Delfina Brunero, formatasi ancora alla scuola di Guido Bertello, che dipinge Balme sotto la neve inserendosi così nel vasto quadro di oltre quattrocento pittori del ventesimo secolo che sono stati attratti dalle vedute delle valli di Lanzo; parimenti interessanti sono le vedute dell’entroterra Ligure, Bardino, oppure una visione di Capri d'un accecante bianco.
Il mondo e la vita di Giuseppe Cerruti sono bilanciati fra i soggiorni in tutta Europa e quelli in Africa oppure in Estremo Oriente; di qui nascono certe sensibilità cromatiche destinate ad esplodere in una Notte al porto dominata dalla bianchissima luna, nei Danzatori tribali ben giocati fra la presenza dei rossi e dei neri, nella suggestiva immagine femminile L'attesa.
A Giorgio Viotto da alcuni anni dobbiamo l'organizzazione puntuale di molti eventi CEDAS; ora, per la prima volta, vede le proprie opere esposte in una mostra personale. Per i visitatori della mostra sarà una scoperta entrare in modo lieve nel suo mondo fatto di visioni essenziali, di inquietudini, ascoltare il canto delle Donne pazze, leggere la parola "Amore" posta fra una torre ed il cadere lento delle gocce nello spazio volutamente vuoto; surreale dunque.
Molti critici, compreso il maestro Pippo Ciarlo, si sono occupati della produzione di questi pittori ai quali auguriamo un buon successo, poiché manifestano il desiderio di continuare la via, non sempre agevole, del "fare pittura".
Gian Giorgio Massara
Dall'astratto alla favola
Mirafiori Galerie - Mirafiori Motor Village
Piazza Cattaneo, 9 - Torino
4 dicembre - 19 dicembre 2010
Infoline: (+39) 339.3916450
Website: www.cedas.fiat.it
sabato 13 novembre 2010
Protagonisti del Risorgimento
Dal 20 novembre al 5 dicembre l'Archivio di Stato di Torino racconta il Risorgimento italiano attraverso la mostra Protagonisti del Risorgimento. Cimeli, oggetti e documenti dalle Dimore Storiche del Piemonte.
Raccontare il Risorgimento italiano attraverso alcuni suoi protagonisti: uomini che hanno contribuito a realizzare l'Unità d’Italia. Nell'imminenza delle celebrazioni per il 150° anno dell'Unità italiana, gli aspetti inediti dell'avventura risorgimentale vengono evocati con un racconto fatto di storie umane e tesori nascosti: attraverso oltre 150 tra oggetti, documenti, cimeli e testimonianze emerge una trama inedita del Risorgimento italiano, le tante anime segrete di un grande racconto politico e spirituale.
La mostra racconta come il Risorgimento - al di là di idee e concetti politici e sociali - sia stato innanzitutto il prodotto dell'azione di uomini, come tutti gli eventi della storia. Uomini che hanno sognato, pensato, realizzato l'Unità d'Italia, combattendo e versando il sangue per un ideale, un grande obiettivo politico e, prima di tutto, spirituale. In tale quadro viene presentato il ruolo dei piemontesi in questo processo. Gli oggetti, i cimeli, i documenti da loro posseduti e conservati nelle Dimore Storiche mettono sotto la lente della storia, tra pieghe della politica, tutti i contrasti e i moti dell'animo.
Le cinque sezioni della mostra scandiscono personaggi e oggetti, che si susseguono secondo le date salienti del Risorgimento (1821 - 1848 - 1855 - 1859/1861 - 1870). La storia istituzionale e diplomatica, la "grande storia" è collegata alle persone che ne sono state testimoni e protagoniste, da Santorre Santarosa a Massimo d'Azeglio, da Camillo Cavour a Alfonso La Marmora a Vittorio Emanuele II, colti nel momento in cui sono stati protagonisti del loro tempo. Non mancano ricordi di Silvio Pellico, Vincenzo Gioberti, Giuseppe Garibaldi e dei tanti rimasti anonimi.
Testimonianze di un'attenta opera di salvaguardia e manutenzione dei beni storici privati, del paesaggio italiano e nello specifico piemontese, le opere esposte provengono dalle collezioni di 45 Dimore Storiche piemontesi e vengono per la prima volta mostrate al pubblico.
Protagonisti del Risorgimento
Cimeli, oggetti e documenti dalle Dimore Storiche del Piemonte
Archivio di Stato di Torino
Piazza Castello, 209 - Torino
20 novembre - 5 dicembre 2010
Infoline: (+39) 011.540382
Website: www.archiviodistatotorino.it
Raccontare il Risorgimento italiano attraverso alcuni suoi protagonisti: uomini che hanno contribuito a realizzare l'Unità d’Italia. Nell'imminenza delle celebrazioni per il 150° anno dell'Unità italiana, gli aspetti inediti dell'avventura risorgimentale vengono evocati con un racconto fatto di storie umane e tesori nascosti: attraverso oltre 150 tra oggetti, documenti, cimeli e testimonianze emerge una trama inedita del Risorgimento italiano, le tante anime segrete di un grande racconto politico e spirituale.
La mostra racconta come il Risorgimento - al di là di idee e concetti politici e sociali - sia stato innanzitutto il prodotto dell'azione di uomini, come tutti gli eventi della storia. Uomini che hanno sognato, pensato, realizzato l'Unità d'Italia, combattendo e versando il sangue per un ideale, un grande obiettivo politico e, prima di tutto, spirituale. In tale quadro viene presentato il ruolo dei piemontesi in questo processo. Gli oggetti, i cimeli, i documenti da loro posseduti e conservati nelle Dimore Storiche mettono sotto la lente della storia, tra pieghe della politica, tutti i contrasti e i moti dell'animo.
Le cinque sezioni della mostra scandiscono personaggi e oggetti, che si susseguono secondo le date salienti del Risorgimento (1821 - 1848 - 1855 - 1859/1861 - 1870). La storia istituzionale e diplomatica, la "grande storia" è collegata alle persone che ne sono state testimoni e protagoniste, da Santorre Santarosa a Massimo d'Azeglio, da Camillo Cavour a Alfonso La Marmora a Vittorio Emanuele II, colti nel momento in cui sono stati protagonisti del loro tempo. Non mancano ricordi di Silvio Pellico, Vincenzo Gioberti, Giuseppe Garibaldi e dei tanti rimasti anonimi.
Testimonianze di un'attenta opera di salvaguardia e manutenzione dei beni storici privati, del paesaggio italiano e nello specifico piemontese, le opere esposte provengono dalle collezioni di 45 Dimore Storiche piemontesi e vengono per la prima volta mostrate al pubblico.
Protagonisti del Risorgimento
Cimeli, oggetti e documenti dalle Dimore Storiche del Piemonte
Archivio di Stato di Torino
Piazza Castello, 209 - Torino
20 novembre - 5 dicembre 2010
Infoline: (+39) 011.540382
Website: www.archiviodistatotorino.it
giovedì 11 novembre 2010
Vittorio Emanuele II. Il Re galantuomo
La mostra, in occasione delle Celebrazioni per i 150° dell’Unità d'Italia, si propone come un percorso della memoria in un momento storico fondamentale per il nostro Paese, attraverso l'esplorazione della vita e delle vicende del principale protagonista del Risorgimento, nella sfera pubblica, come nella dimensione privata, approfondendo le caratteristiche personali, gli aspetti caratteriali, le reazioni emotive, i rapporti.
Il profilo di Vittorio Emanuele II viene tracciato ripercorrendo le tappe fondamentali della sua vita, dall'infanzia al matrimonio con Maria Adelaide, al rapporto con i figli, alle passioni per il cibo e per la caccia, per arrivare a porre l'attenzione sui rapporti istituzionali, politici e militari del Sovrano nella scena europea.
Il percorso espositivo si sviluppa in tre sedi: Castello di Racconigi, Palazzo Reale di Torino e Palazzo Chiablese.
Nel Castello di Racconigi, nelle sale auliche del primo e secondo piano, attraverso gli arredi e i ricordi, viene narrato il periodo di vita di Vittorio che va dall'adolescenza all'ascesa al trono di Sardegna, ponendo particolare attenzione alle figure che ne segnarono l'infanzia, come quella ingombrante del padre Carlo Alberto e del fratello Ferdinando. Vengono ricordati, inoltre, episodi salienti della prima parte della sua vita come il matrimonio con Maria Adelaide, che venne festeggiato proprio in queste sale.
Nel Palazzo Reale, nelle sale auliche e di rappresentanza del primo piano, vengono narrati gli episodi salienti della storia risorgimentale a partire dalla dominazione napoleonica, periodo da cui ebbero inizio le aspirazioni unitarie e i principi libertari. Il percorso espositivo mette in evidenza le figure portanti della storia unitaria: i ministri del Regno di Sardegna (D'Azeglio, Cavour e Rattazzi), gli eroi (Garibaldi) e i regnanti delle corti europee (Napoleone III, Francesco Giuseppe, Pio IX). Nella sala da ballo vengono esposti gli abiti di scena del Nabucco di Giuseppe Verdi della collezione La Scala di Milano, sulle note del suo celebre coro. Nel II piano nobile, all'interno degli stessi appartamenti che furono del sovrano, si snoda un percorso più intimo e privato rivolto alla scoperta dell'uomo Vittorio. Partendo dalla camera da letto della Regina Maria Adelaide, una serie di stanze successive raccontano al visitatore il gusto femminile dell’epoca con l’esposizione di abiti, oggetti personali e gioielli. Le stanze del sovrano (lo studio e la camera da letto per l'occasione restaurata) raccontano gli aspetti privati e personali, come la sua passione per i sigari, il biliardo, la caccia e la guerra. Nella parte finale del percorso vengono tracciati i ritratti degli amatissimi figli e delle loro vite.
Palazzo Chiabese ospita, invece, la sezione sulle guerre d'indipendenza italiana. Vengono presentati i diorami delle più importanti battaglie, uniti all'esposizione di armi, armature, documenti e dipinti.
Le oltre 100 opere esposte si integrano perfettamente con i materiali, gli arredi e gli oggetti già presenti nei percorsi espositivi . Da segnalare l'eccezionalità della presenza dello Statuto Albertino, dell'unica divisa militare indossata da Vittorio Emanuele II nella celebre battaglia di Solferino, oltre all'originale del Trattato di Vienna ed il Registro originale dei partecipanti allo sbarco dei Mille.
Vittorio Emanuele II. Il Re galantuomo
Palazzo Reale di Torino
Piazzetta Reale - Torino
2 ottobre 2010 - 6 marzo 2011
Infoline: (+39) 011.4369213
Website: www.fondazionednart.it
Il profilo di Vittorio Emanuele II viene tracciato ripercorrendo le tappe fondamentali della sua vita, dall'infanzia al matrimonio con Maria Adelaide, al rapporto con i figli, alle passioni per il cibo e per la caccia, per arrivare a porre l'attenzione sui rapporti istituzionali, politici e militari del Sovrano nella scena europea.
Il percorso espositivo si sviluppa in tre sedi: Castello di Racconigi, Palazzo Reale di Torino e Palazzo Chiablese.
Nel Castello di Racconigi, nelle sale auliche del primo e secondo piano, attraverso gli arredi e i ricordi, viene narrato il periodo di vita di Vittorio che va dall'adolescenza all'ascesa al trono di Sardegna, ponendo particolare attenzione alle figure che ne segnarono l'infanzia, come quella ingombrante del padre Carlo Alberto e del fratello Ferdinando. Vengono ricordati, inoltre, episodi salienti della prima parte della sua vita come il matrimonio con Maria Adelaide, che venne festeggiato proprio in queste sale.
Nel Palazzo Reale, nelle sale auliche e di rappresentanza del primo piano, vengono narrati gli episodi salienti della storia risorgimentale a partire dalla dominazione napoleonica, periodo da cui ebbero inizio le aspirazioni unitarie e i principi libertari. Il percorso espositivo mette in evidenza le figure portanti della storia unitaria: i ministri del Regno di Sardegna (D'Azeglio, Cavour e Rattazzi), gli eroi (Garibaldi) e i regnanti delle corti europee (Napoleone III, Francesco Giuseppe, Pio IX). Nella sala da ballo vengono esposti gli abiti di scena del Nabucco di Giuseppe Verdi della collezione La Scala di Milano, sulle note del suo celebre coro. Nel II piano nobile, all'interno degli stessi appartamenti che furono del sovrano, si snoda un percorso più intimo e privato rivolto alla scoperta dell'uomo Vittorio. Partendo dalla camera da letto della Regina Maria Adelaide, una serie di stanze successive raccontano al visitatore il gusto femminile dell’epoca con l’esposizione di abiti, oggetti personali e gioielli. Le stanze del sovrano (lo studio e la camera da letto per l'occasione restaurata) raccontano gli aspetti privati e personali, come la sua passione per i sigari, il biliardo, la caccia e la guerra. Nella parte finale del percorso vengono tracciati i ritratti degli amatissimi figli e delle loro vite.
Palazzo Chiabese ospita, invece, la sezione sulle guerre d'indipendenza italiana. Vengono presentati i diorami delle più importanti battaglie, uniti all'esposizione di armi, armature, documenti e dipinti.
Le oltre 100 opere esposte si integrano perfettamente con i materiali, gli arredi e gli oggetti già presenti nei percorsi espositivi . Da segnalare l'eccezionalità della presenza dello Statuto Albertino, dell'unica divisa militare indossata da Vittorio Emanuele II nella celebre battaglia di Solferino, oltre all'originale del Trattato di Vienna ed il Registro originale dei partecipanti allo sbarco dei Mille.
Vittorio Emanuele II. Il Re galantuomo
Palazzo Reale di Torino
Piazzetta Reale - Torino
2 ottobre 2010 - 6 marzo 2011
Infoline: (+39) 011.4369213
Website: www.fondazionednart.it
domenica 7 novembre 2010
China Power Station
Dopo Oslo, Londra e Lussemburgo, il 7 novembre approda a Torino la mostra China Power Station. Arte contemporanea cinese dalla collezione Astrup Fearnley con nuove opere e un nuovo allestimento all'interno della Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli. L'esposizione, curata da Julia Peyton Jones, Gunnar B. Kvaran e Hans Ulrich Obrist, presenta l'esplosione creativa dell'arte contemporanea cinese.
L'indagine sul collezionismo porta a Torino un nuovo tipo di mecenatismo quello della collezione Astrup Fearnley: che produce interamente una mostra come China Power Station e poi decide di acquistarla e farla diventare così parte della sua collezione permanente che ha sede nel museo Astrup Fearnley Museum of Modern Art a Oslo, in Norvegia.
In mostra le opere di una generazione di artisti d'avanguardia come Cai Guo-Qiang e Huang Yong Ping, insieme con la nuova generazione di artisti post Mao nati tra la fine degli anni '70 e i primi anni '80, tra cui Cao Fei, Liu Wei, Yang Fudong, Sun Xun, Zhang Ding. Molte delle opere, create fra il 2005 e il 2007, testimoniano la creatività di coloro che oggi stanno aprendo nuovi territori per l'arte contemporanea cinese e internazionale.
Installazioni, film, sculture, fotografie, grafica al computer e pittura le cui diverse tematiche narrano di soggetti di valenza universale come politica e potere, realtà e aleatorietà dell'identità, storia, memoria e nostalgia. Altre opere, invece, si rifanno a nozioni più astratte come il tempo, l'imponderabilità, il caso e l'illusione.
China Power Station
Arte contemporanea cinese dalla collezione Astrup Fearnley
Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli
Via Nizza, 230 - Torino
7 novembre 2010- 27 febbraio 2011
PROROGATA AL 27 MARZO 2011
Infoline: (+39) 011.0062713
Website: www.pinacoteca-agnelli.it
L'indagine sul collezionismo porta a Torino un nuovo tipo di mecenatismo quello della collezione Astrup Fearnley: che produce interamente una mostra come China Power Station e poi decide di acquistarla e farla diventare così parte della sua collezione permanente che ha sede nel museo Astrup Fearnley Museum of Modern Art a Oslo, in Norvegia.
In mostra le opere di una generazione di artisti d'avanguardia come Cai Guo-Qiang e Huang Yong Ping, insieme con la nuova generazione di artisti post Mao nati tra la fine degli anni '70 e i primi anni '80, tra cui Cao Fei, Liu Wei, Yang Fudong, Sun Xun, Zhang Ding. Molte delle opere, create fra il 2005 e il 2007, testimoniano la creatività di coloro che oggi stanno aprendo nuovi territori per l'arte contemporanea cinese e internazionale.
Installazioni, film, sculture, fotografie, grafica al computer e pittura le cui diverse tematiche narrano di soggetti di valenza universale come politica e potere, realtà e aleatorietà dell'identità, storia, memoria e nostalgia. Altre opere, invece, si rifanno a nozioni più astratte come il tempo, l'imponderabilità, il caso e l'illusione.
China Power Station
Arte contemporanea cinese dalla collezione Astrup Fearnley
Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli
Via Nizza, 230 - Torino
7 novembre 2010- 27 febbraio 2011
PROROGATA AL 27 MARZO 2011
Infoline: (+39) 011.0062713
Website: www.pinacoteca-agnelli.it
sabato 6 novembre 2010
Carla Benvenuto. "...quale corpo?"
Non poteva chiamarsi altrimenti, - Rinascimento Contemporaneo -, la Galleria che il 13 novembre 2010 aprirà la stagione espositiva con la personale dal titolo "...quale corpo?" di Carla Benvenuto (1956, vive e lavora fra Genova e Fréjus), prima retrospettiva in esclusiva per l'Italia che presenta cinquanta lavori dell'artista tra opere, pitture e sculture-oggetti, incentrate sul tema del corpo e del volto umano.
"...quale corpo?" raccoglie in sito unico un modo di operare libero da schemi castranti che costringono spesso l'artista a seguire un'unica strada. Il tema affrontato, che si suddivide fra corpi e volti umani, è sviluppato in modi differenti e con differenti supporti. I soggetti sono rigorosamente inventati. Le tele vengono continuamente capovolte in corso d'opera cercando quel particolare tipo di caos dei segni che può dar vita ad una forma equilibrata, emozionante e di nuova lettura; di conseguenza ogni soggetto richiede un lungo lavoro, proprio perché unico nel suo auto inventarsi.
L'unicità, come valore primordiale, assolutamente in contrapposizione al potere dissacratorio della riproducibilità. Pensare, cercando di analizzare ogni cosa per dare un senso, costituisce l'attività fondamentale di sostegno all'opera d'arte. Inevitabili, quindi, le domande elementari, “da dove vengo? dove sto andando? chi voglio essere?...”. Siamo ciò che conosciamo.
Di fronte alle opere di Carla Benvenuto, viene naturale osservare il senso delle figure simboliche e emblematiche con cui l'artista coglie, nuovo o quantomeno rinnovato, il flusso stesso dell'esistere, anche perché ogni suo dettaglio espressivo rivela quanto sia importante la positura dello sguardo, del piglio ottico, delle percezioni sensoriali che ne rivelano il senso per comunicarlo a chi l'osserva. Complesso e inquieto, di fatto, quello della Benvenuto, partecipe e coinvolgente, di fronte a un'icona che ha passaggi e possibili continuità nel rapporto fra arte, sapere e polarità sociali.
Carla Benvenuto. "...quale corpo?"
Rinascimento Contemporaneo
Via Marsilio da Padova, 2r - Genova
13 novembre - 4 dicembre 2010
Infoline: (+39) 010.3076789
Website: www.rinascimentocontemporaneo.it
"...quale corpo?" raccoglie in sito unico un modo di operare libero da schemi castranti che costringono spesso l'artista a seguire un'unica strada. Il tema affrontato, che si suddivide fra corpi e volti umani, è sviluppato in modi differenti e con differenti supporti. I soggetti sono rigorosamente inventati. Le tele vengono continuamente capovolte in corso d'opera cercando quel particolare tipo di caos dei segni che può dar vita ad una forma equilibrata, emozionante e di nuova lettura; di conseguenza ogni soggetto richiede un lungo lavoro, proprio perché unico nel suo auto inventarsi.
L'unicità, come valore primordiale, assolutamente in contrapposizione al potere dissacratorio della riproducibilità. Pensare, cercando di analizzare ogni cosa per dare un senso, costituisce l'attività fondamentale di sostegno all'opera d'arte. Inevitabili, quindi, le domande elementari, “da dove vengo? dove sto andando? chi voglio essere?...”. Siamo ciò che conosciamo.
Di fronte alle opere di Carla Benvenuto, viene naturale osservare il senso delle figure simboliche e emblematiche con cui l'artista coglie, nuovo o quantomeno rinnovato, il flusso stesso dell'esistere, anche perché ogni suo dettaglio espressivo rivela quanto sia importante la positura dello sguardo, del piglio ottico, delle percezioni sensoriali che ne rivelano il senso per comunicarlo a chi l'osserva. Complesso e inquieto, di fatto, quello della Benvenuto, partecipe e coinvolgente, di fronte a un'icona che ha passaggi e possibili continuità nel rapporto fra arte, sapere e polarità sociali.
Carla Benvenuto. "...quale corpo?"
Rinascimento Contemporaneo
Via Marsilio da Padova, 2r - Genova
13 novembre - 4 dicembre 2010
Infoline: (+39) 010.3076789
Website: www.rinascimentocontemporaneo.it
mercoledì 3 novembre 2010
ManifestaZOOne 2010
Tra centinaia di tabelloni pubblicitari, appariranno a giorni alcuni manifesti insoliti e inattesi, offerti alla visione distratta dei passanti. Una Marylin senza volto, il tavolo d'ufficio di un Superman che viaggia con la ventiquattrore, una gigantografia della scritta del gratta e vinci, anch'essa parzialmente grattata via. Scherzi di qualche fanatico appassionato di mitologie trascorse o in cerca del warholiano quarto d'ora di gloria? Non esattamente. Si tratta dei manifesti vincitori del concorso per manifesti urbani d'arte ManifestaZOOne 2010, ad opera di Bruno Depetris, Officine Marcovaldo e del duo artistico Ricciardo & Nienkemper, visibili a Cuneo dall'8 al 21 novembre e a Mondovì dal 17 al 26 novembre.
Forse qualcuno li riconoscerà, in quanto esposti in anteprima a luglio presso i Giardini Fresia di Cuneo, in occasione dell'inaugurazione della rassegna d'arte contemporanea ZOOart. Forse qualcuno si fermerà a riflettere davanti a queste immagini, grazie appunto alla loro bizzarra intrusione nel mondo pubblicitario. Forse sarà attirato per un attimo dal pensiero di quanto possa essere effimera la natura di immagini, personaggi, miti e eroi che ci circondano. I manifesti in questione avranno allora lasciato una traccia di "realtà migliorata" all'interno dello spazio pubblico. I loro autori, declinando il tema del concorso "last minute Hero", riferimento all'eroe in saldo, mediatizzato e tristemente scontato, avranno aperto una breccia all’interno della monologica comunicazione commerciale. Attraverso icone popolari e declinazioni sarcastiche, avranno introdotto nelle strade degli spunti di riflessione sul triste statuto dell’eroe contemporaneo, figura abbordabile e rapidamente mitizzabile.
Questa è l'intento di ManifestaZOOne, concorso organizzato dall'associazione Art.ur in collegamento con la rassegna internazionale di letteratura Scrittorincittà, quest'anno centrata sul tema "Idoli", che avrà luogo a Cuneo dal 18 al 21 novembre. I manifesti vincitori del concorso saranno affissi in formato 6 metri x 3 negli spazi della pubblica affissione cuneesi dall'8 al 21 novembre. Gli stessi saranno visibili durante Scrittorincittà presso gli spazi della Provincia, in corso Nizza 21 e a Mondovì dal 17 al 26 novembre. In occasione della rassegna letteraria saranno gratuitamente distribuiti i cataloghi, che raccoglieranno non solo i manifesti vincitori, ma anche altri sette lavori creati da artisti e grafici appositamente per il concorso e selezionati dalla giuria in collaborazione con lo IED di Torino. Sempre nei giorni dal 18 al 21, verrà allestito in prossimità dello spazio della Provincia un desk informativo sull'evento, all'interno del quale verrà presentato il video realizzato da Paolo Ansaldi e Oliver Migliore in forma di ironica rielaborazione del percorso di ManifestaZOOne.
L'evento è inserito all’interno di Contemporary Art Torino Piemonte, piattaforma che raccoglie le principali iniziative organizzate dalle più importanti istituzioni d'arte contemporanea regionali.
ManifestaZOOne 2010
Manifesti pubblica affissione
Vie della città - Cuneo
Vie della città - Mondovì
8 - 21 novembre 2010
Infoline: (+39) 339.6908997
Website: www.zooart.it
Forse qualcuno li riconoscerà, in quanto esposti in anteprima a luglio presso i Giardini Fresia di Cuneo, in occasione dell'inaugurazione della rassegna d'arte contemporanea ZOOart. Forse qualcuno si fermerà a riflettere davanti a queste immagini, grazie appunto alla loro bizzarra intrusione nel mondo pubblicitario. Forse sarà attirato per un attimo dal pensiero di quanto possa essere effimera la natura di immagini, personaggi, miti e eroi che ci circondano. I manifesti in questione avranno allora lasciato una traccia di "realtà migliorata" all'interno dello spazio pubblico. I loro autori, declinando il tema del concorso "last minute Hero", riferimento all'eroe in saldo, mediatizzato e tristemente scontato, avranno aperto una breccia all’interno della monologica comunicazione commerciale. Attraverso icone popolari e declinazioni sarcastiche, avranno introdotto nelle strade degli spunti di riflessione sul triste statuto dell’eroe contemporaneo, figura abbordabile e rapidamente mitizzabile.
Questa è l'intento di ManifestaZOOne, concorso organizzato dall'associazione Art.ur in collegamento con la rassegna internazionale di letteratura Scrittorincittà, quest'anno centrata sul tema "Idoli", che avrà luogo a Cuneo dal 18 al 21 novembre. I manifesti vincitori del concorso saranno affissi in formato 6 metri x 3 negli spazi della pubblica affissione cuneesi dall'8 al 21 novembre. Gli stessi saranno visibili durante Scrittorincittà presso gli spazi della Provincia, in corso Nizza 21 e a Mondovì dal 17 al 26 novembre. In occasione della rassegna letteraria saranno gratuitamente distribuiti i cataloghi, che raccoglieranno non solo i manifesti vincitori, ma anche altri sette lavori creati da artisti e grafici appositamente per il concorso e selezionati dalla giuria in collaborazione con lo IED di Torino. Sempre nei giorni dal 18 al 21, verrà allestito in prossimità dello spazio della Provincia un desk informativo sull'evento, all'interno del quale verrà presentato il video realizzato da Paolo Ansaldi e Oliver Migliore in forma di ironica rielaborazione del percorso di ManifestaZOOne.
L'evento è inserito all’interno di Contemporary Art Torino Piemonte, piattaforma che raccoglie le principali iniziative organizzate dalle più importanti istituzioni d'arte contemporanea regionali.
ManifestaZOOne 2010
Manifesti pubblica affissione
Vie della città - Cuneo
Vie della città - Mondovì
8 - 21 novembre 2010
Infoline: (+39) 339.6908997
Website: www.zooart.it
martedì 2 novembre 2010
Luci d'Artista 2010
Torino, uno dei maggiori centri europei dell'arte contemporanea, si trasforma anche quest'anno in un museo a cielo aperto, grazie alla sorprendente interazione tra arte e paesaggio urbano attraverso l'impiego della luce.
Ventuno installazioni legate dal comune denominatore dell'utilizzo della luce artificiale, una "materia-non materia" dal fascino indiscutibile, dallo straordinario valore evocativo e comunicativo. Artisti di fama internazionale, molto diversi tra loro per generazione, frequentazioni culturali, orientamenti e nazionalità, uniti da questa grande esperienza.
Novità della presente edizione Tobias Rehberger rielabora con My noon una grande versione luminosa di un orologio digitale che scandisce il tempo che passa. Altre due le nuove opere: Cristallizzazione sospesa di Carlo Bernardini, Bwindi Light Masks di Richi Ferrero. In prestito dalla Città di Lione Ressort et Tortillons di Cie Leblanc.
Luci d'Artista apre la stagione dell'arte contemporanea il 3 novembre 2010 e si conclude il 16 gennaio 2011. Le opere di Daniel Buren, Marco Gastini, Rebecca Horn, Joseph Kosuth, Mario Merz, Michelangelo Pistoletto e Gilberto Zorio verranno poi riaccese per illuminare la città in onore del 150° anniversario dell'Unità d'Italia dal 17 marzo fino alla fine di giugno 2011.
Gli artisti, le installazioni e i luoghi:
1) Carlo Bernardini - Cristallizzazione sospesa
cortile Palazzo Bertalazone - via san Franceso d'Assisi
2) Daniel Buren - Tappeto Volante
piazza Palazzo di Città
3) Francesco Casorati - Volo su…
via Garibaldi
4) Nicola De Maria - Regno dei fiori: nido cosmico di tutte le anime
piazza San Carlo
5) Richi Ferrero - Bwindi Light Masks
cortile Palazzo Chiablese
6) Marco Gastini - L'energia che unisce si espande nel blu
Galleria Subalpina
7) Carmelo Giammello - Planetario
via Pietro Micca
8) Rebecca Horn - Piccoli Spiriti Blu
Monte dei Cappuccini
9) Joseph Kosuth - Doppio Passaggio (Torino)
Murazzi
10) Cie Leblanc - Ressorts et Tortillons
piazza Carlo Felice
11) Qingyum Ma - Neongraphy
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (via Modane)
12) Luigi Mainolfi - Luì e l'arte di andare nel bosco
via Lagrange
13) Mario Merz - Il volo dei numeri
Mole Antonelliana
14) Mario Molinari - Concerto di parole
Giardini Reali
15) Luigi Nervo - Vento solare
Piazzetta Mollino
16) Domenico Luca Pannoli - L'amore non fa rumore
via S. Francesco d'Assisi da via P. Micca a via Prati
17) Giulio Paolini - Palomar
via Po
18) Michelangelo Pistoletto - Amare le differenze
Porta Palazzo
19) Tobias Rehberger - My noon
piazza Castello
20) Luigi Stoisa - Noi
via Roma
21) Gilberto Zorio - Luce fontana ruota
Laghetto di Italia '61
Luci d'Artista 2010
Vie della città - Torino
3 novembre 2010 - 16 gennaio 2011
Infoline: (+39) 011.535181
Website: www.contemporarytorinopiemonte.it
Ventuno installazioni legate dal comune denominatore dell'utilizzo della luce artificiale, una "materia-non materia" dal fascino indiscutibile, dallo straordinario valore evocativo e comunicativo. Artisti di fama internazionale, molto diversi tra loro per generazione, frequentazioni culturali, orientamenti e nazionalità, uniti da questa grande esperienza.
Novità della presente edizione Tobias Rehberger rielabora con My noon una grande versione luminosa di un orologio digitale che scandisce il tempo che passa. Altre due le nuove opere: Cristallizzazione sospesa di Carlo Bernardini, Bwindi Light Masks di Richi Ferrero. In prestito dalla Città di Lione Ressort et Tortillons di Cie Leblanc.
Luci d'Artista apre la stagione dell'arte contemporanea il 3 novembre 2010 e si conclude il 16 gennaio 2011. Le opere di Daniel Buren, Marco Gastini, Rebecca Horn, Joseph Kosuth, Mario Merz, Michelangelo Pistoletto e Gilberto Zorio verranno poi riaccese per illuminare la città in onore del 150° anniversario dell'Unità d'Italia dal 17 marzo fino alla fine di giugno 2011.
Gli artisti, le installazioni e i luoghi:
1) Carlo Bernardini - Cristallizzazione sospesa
cortile Palazzo Bertalazone - via san Franceso d'Assisi
2) Daniel Buren - Tappeto Volante
piazza Palazzo di Città
3) Francesco Casorati - Volo su…
via Garibaldi
4) Nicola De Maria - Regno dei fiori: nido cosmico di tutte le anime
piazza San Carlo
5) Richi Ferrero - Bwindi Light Masks
cortile Palazzo Chiablese
6) Marco Gastini - L'energia che unisce si espande nel blu
Galleria Subalpina
7) Carmelo Giammello - Planetario
via Pietro Micca
8) Rebecca Horn - Piccoli Spiriti Blu
Monte dei Cappuccini
9) Joseph Kosuth - Doppio Passaggio (Torino)
Murazzi
10) Cie Leblanc - Ressorts et Tortillons
piazza Carlo Felice
11) Qingyum Ma - Neongraphy
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (via Modane)
12) Luigi Mainolfi - Luì e l'arte di andare nel bosco
via Lagrange
13) Mario Merz - Il volo dei numeri
Mole Antonelliana
14) Mario Molinari - Concerto di parole
Giardini Reali
15) Luigi Nervo - Vento solare
Piazzetta Mollino
16) Domenico Luca Pannoli - L'amore non fa rumore
via S. Francesco d'Assisi da via P. Micca a via Prati
17) Giulio Paolini - Palomar
via Po
18) Michelangelo Pistoletto - Amare le differenze
Porta Palazzo
19) Tobias Rehberger - My noon
piazza Castello
20) Luigi Stoisa - Noi
via Roma
21) Gilberto Zorio - Luce fontana ruota
Laghetto di Italia '61
Luci d'Artista 2010
Vie della città - Torino
3 novembre 2010 - 16 gennaio 2011
Infoline: (+39) 011.535181
Website: www.contemporarytorinopiemonte.it
lunedì 1 novembre 2010
Tagli d’artista: una storia lunga un secolo
Il rasoio, arma impropria per un artista, infligge una mutilazione incruenta alla tela: parafrasando Pierre Boulez (a proposito della musica di Debussy), con questo gesto estremo e provocatorio Fontana cambia il corso della storia dell'arte.
Ambiente spaziale con tagli (1960) è il cuore della mostra Tagli d'artista: una storia lunga un secolo (a cura di Livia Velani, catalogo Electa). Muta, altera e ostica, troneggia nel salone centrale della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma: sei tagli su un fondo di gesso bianco, ampio più di trenta metri. Quest'opera costituisce la prima applicazione su scala ambientale della ricerca spaziale di Fontana. Visibile per la prima volta in Italia, fu commissionata all'artista dall'amico-ingegnere Antonio Melandri, che la volle realizzare per il soffitto della sua casa milanese.
Il percorso espositivo, breve ma complesso, tocca tutto il XX secolo: un tentativo di spiegare perché quella violazione perentoria e semplice della bidimensionalità sia diventata, a un certo punto, necessaria. Al di là degli accostamenti con la grande ricerca artistica che la precedono si inizia con i bizantinismi di Klimt per arrivare alle lucide geometrie di Mondrian, passando per gli sconvolgimenti futuristi di Balla e Boccioni) quello che è interessante della mostra è il divaricarsi dell'esperienza artistica di Fontana in due aree geografiche ben distinte, ma unite negli intenti.
Il gruppo milanese di Azimuth (con il bianco assoluto di Manzoni e il blu mistico di Klein) e il gruppo romano che si stringe intorno alle deflagrazioni materiche di Burri. Il Bianco di Piero Manzoni implica una riduzione al minimo di quelle pretese formali così connaturate in ogni artista, a favore di un massimo di comunicazione concettuale. L'assenza di colore è l'azzeramento e nello stesso tempo la sintesi di tutti i colori così come il bianco: pura luce. Una vera e propria concentrazione di energia che esplode nella materia di Burri: una materia violentata, densa di storicità (Nero Cretto G 5): una superficie spessa su cui si dipana un fitto intreccio di crepe e screpolature. Una materia che evoca l'idea del trascorrere del tempo e, contemporaneamente, mantiene l'efficacia espressiva e decorativa dell'opera, senza l'ausilio di contrasti cromatici. Un'arte severa nata da un semplice gesto: come un samurai, Fontana, taglia la materia nella consapevolezza di vivere in un'epoca di grandi cambiamenti.
Tagli d'artista: una storia lunga un secolo
Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea
Viale delle Belle Arti, 131 - Roma
15 maggio 2010 - 7 gennaio 2011
Infoline: (+39) 06.32298221
Website: www.gnam.beniculturali.it
Ambiente spaziale con tagli (1960) è il cuore della mostra Tagli d'artista: una storia lunga un secolo (a cura di Livia Velani, catalogo Electa). Muta, altera e ostica, troneggia nel salone centrale della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma: sei tagli su un fondo di gesso bianco, ampio più di trenta metri. Quest'opera costituisce la prima applicazione su scala ambientale della ricerca spaziale di Fontana. Visibile per la prima volta in Italia, fu commissionata all'artista dall'amico-ingegnere Antonio Melandri, che la volle realizzare per il soffitto della sua casa milanese.
Il percorso espositivo, breve ma complesso, tocca tutto il XX secolo: un tentativo di spiegare perché quella violazione perentoria e semplice della bidimensionalità sia diventata, a un certo punto, necessaria. Al di là degli accostamenti con la grande ricerca artistica che la precedono si inizia con i bizantinismi di Klimt per arrivare alle lucide geometrie di Mondrian, passando per gli sconvolgimenti futuristi di Balla e Boccioni) quello che è interessante della mostra è il divaricarsi dell'esperienza artistica di Fontana in due aree geografiche ben distinte, ma unite negli intenti.
Il gruppo milanese di Azimuth (con il bianco assoluto di Manzoni e il blu mistico di Klein) e il gruppo romano che si stringe intorno alle deflagrazioni materiche di Burri. Il Bianco di Piero Manzoni implica una riduzione al minimo di quelle pretese formali così connaturate in ogni artista, a favore di un massimo di comunicazione concettuale. L'assenza di colore è l'azzeramento e nello stesso tempo la sintesi di tutti i colori così come il bianco: pura luce. Una vera e propria concentrazione di energia che esplode nella materia di Burri: una materia violentata, densa di storicità (Nero Cretto G 5): una superficie spessa su cui si dipana un fitto intreccio di crepe e screpolature. Una materia che evoca l'idea del trascorrere del tempo e, contemporaneamente, mantiene l'efficacia espressiva e decorativa dell'opera, senza l'ausilio di contrasti cromatici. Un'arte severa nata da un semplice gesto: come un samurai, Fontana, taglia la materia nella consapevolezza di vivere in un'epoca di grandi cambiamenti.
Tagli d'artista: una storia lunga un secolo
Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea
Viale delle Belle Arti, 131 - Roma
15 maggio 2010 - 7 gennaio 2011
Infoline: (+39) 06.32298221
Website: www.gnam.beniculturali.it
sabato 30 ottobre 2010
Piranesi come uomo del nostro tempo
Giambattista Piranesi "moderno" designer? È l'obiettivo della mostra in corso alla Fondazione Cini di Venezia: mostrare come il grande incisore (1720-1778) sia stato qualcosa di più di un semplice visionario o di un appassionato erudito del mondo antico. Per questo, l'esposizione è radicalmente diversa dalle precedenti. Lo spiega il curatore, Michele De Lucchi, nell'introduzione del catalogo: «abbiamo preso l'artista come un uomo del nostro tempo e letto la sua opera interpretandola con la tecnologia, scoprendo la ricchezza del suo eclettismo e della sua eccentrica vena ispiratrice».
Ecco perché, oltre alle classiche vedute di rovine o di monumenti reali o immaginari, nelle sale del Convitto sono esposte anche opere più strettamente "tecniche": progetti ingegneristici o incisioni raffiguranti quei macchinari con cui, secondo l'artista, gli antichi avrebbero eretto impalcature, trainato massi o issato colonne. E all'interno di un grande cono in legno – che riproduce gli allestimenti effimeri per le feste barocche – si può ammirare, proiettato su due teloni, un video in 3d dove si "viaggia" all'interno delle celebri Carceri d'Invenzione. Nella sala seguente sono esposti alcuni oggetti (due tripodi, un vaso, un candelabro, un altare, una caffettiera e un camino corredato da alari e braciere) ideati dallo stesso Piranesi e ricavati dalle sue stampe, ma mai realizzati prima. Chiudono il percorso una serie di 32 vedute di Roma affiancate ad altrettante foto di Gabriele Basilico, che riproducono quei luoghi dallo stesso punto di vista ma a due secoli di distanza, e che costituiscono un personale omaggio del fotografo milanese al grande maestro veneziano.
Una mostra originale, che si distacca quindi dalle numerose precedenti su Piranesi, al quale sono stati dedicati negli ultimi decenni numerosi libri e atti di convegni, a partire dalle celebrazioni per il bicentenario della morte nel 1978. L'iniziativa nasce dal fatto che la Fondazione possiede oltre 300 incisioni originali provenienti dalla collezione integrale in edizione Firmin Didot, stampata nel 1835. Ma l'obiettivo principale è sfatare la critica, mossa ripetutamente a Piranesi, di aver prodotto progetti irrealizzabili, oltre a rendere ancora più evidente la straordinaria modernità del suo pensiero. E così le stampe sono state riutilizzate come progetti di design da cui realizzare oggetti di alta qualità, a tiratura limitata: tutto grazie al lavoro di Adam Lowe e del suo atelier di Madrid "Factum Arte" (lo stesso che ha riprodotto nel refettorio di San Giorgio, a due passi dalla mostra, il facsimile delle Nozze di Cana di Paolo Veronese con le stesse dimensioni dell'originale, trafugato da Napoleone e oggi al Louvre).
Osservando i "nuovi" Piranesi, lo spettatore scopre così che l'antico, anche quando costituisce il modello diretto, viene comunque arbitrariamente manipolato. È qui che risiede forse l'aspetto più geniale, e allo stesso tempo meno noto, di questo grande artista: è il caso di un tripode, rinvenuto a Pompei e visto dall'artista nel museo di Portici, che nelle sue incisioni viene modificato, assumendo uno stile già vicino a quello Impero, che si imporrà alcuni decenni dopo la sua morte. Per non parlare della Caffettiera, davvero insolita a partire dal becco a forma di ape, ma il cui manico sembra già prefigurare lo stile Déco.
Le Arti di Piranesi. Architetto, incisore, antiquario, vedutista, designer
Isola di San Giorgio Maggiore - Venezia
28 agosto - 21 novembre 2010
Infoline: 199.199111
Website: www.cini.it
Ecco perché, oltre alle classiche vedute di rovine o di monumenti reali o immaginari, nelle sale del Convitto sono esposte anche opere più strettamente "tecniche": progetti ingegneristici o incisioni raffiguranti quei macchinari con cui, secondo l'artista, gli antichi avrebbero eretto impalcature, trainato massi o issato colonne. E all'interno di un grande cono in legno – che riproduce gli allestimenti effimeri per le feste barocche – si può ammirare, proiettato su due teloni, un video in 3d dove si "viaggia" all'interno delle celebri Carceri d'Invenzione. Nella sala seguente sono esposti alcuni oggetti (due tripodi, un vaso, un candelabro, un altare, una caffettiera e un camino corredato da alari e braciere) ideati dallo stesso Piranesi e ricavati dalle sue stampe, ma mai realizzati prima. Chiudono il percorso una serie di 32 vedute di Roma affiancate ad altrettante foto di Gabriele Basilico, che riproducono quei luoghi dallo stesso punto di vista ma a due secoli di distanza, e che costituiscono un personale omaggio del fotografo milanese al grande maestro veneziano.
Una mostra originale, che si distacca quindi dalle numerose precedenti su Piranesi, al quale sono stati dedicati negli ultimi decenni numerosi libri e atti di convegni, a partire dalle celebrazioni per il bicentenario della morte nel 1978. L'iniziativa nasce dal fatto che la Fondazione possiede oltre 300 incisioni originali provenienti dalla collezione integrale in edizione Firmin Didot, stampata nel 1835. Ma l'obiettivo principale è sfatare la critica, mossa ripetutamente a Piranesi, di aver prodotto progetti irrealizzabili, oltre a rendere ancora più evidente la straordinaria modernità del suo pensiero. E così le stampe sono state riutilizzate come progetti di design da cui realizzare oggetti di alta qualità, a tiratura limitata: tutto grazie al lavoro di Adam Lowe e del suo atelier di Madrid "Factum Arte" (lo stesso che ha riprodotto nel refettorio di San Giorgio, a due passi dalla mostra, il facsimile delle Nozze di Cana di Paolo Veronese con le stesse dimensioni dell'originale, trafugato da Napoleone e oggi al Louvre).
Osservando i "nuovi" Piranesi, lo spettatore scopre così che l'antico, anche quando costituisce il modello diretto, viene comunque arbitrariamente manipolato. È qui che risiede forse l'aspetto più geniale, e allo stesso tempo meno noto, di questo grande artista: è il caso di un tripode, rinvenuto a Pompei e visto dall'artista nel museo di Portici, che nelle sue incisioni viene modificato, assumendo uno stile già vicino a quello Impero, che si imporrà alcuni decenni dopo la sua morte. Per non parlare della Caffettiera, davvero insolita a partire dal becco a forma di ape, ma il cui manico sembra già prefigurare lo stile Déco.
Le Arti di Piranesi. Architetto, incisore, antiquario, vedutista, designer
Isola di San Giorgio Maggiore - Venezia
28 agosto - 21 novembre 2010
Infoline: 199.199111
Website: www.cini.it
venerdì 29 ottobre 2010
Roberto Guariniello. Torino in un caffè
Prendete tempo, non affannatevi!
Guardate con calma questi piccoli tocchi di colore che irradiano una luce per certi versi irreale.
Lasciate che l’atmosfera vi rapisca, che suoni, luci e aromi attivino le vostre emozioni.
Siamo nei Caffè più belli di Torino, quelli con più storia e fascino. Ci stiamo entrando o siamo già seduti ad ammirarne le sale decorate.
Oppure stiamo solo cercando di capire come il miracolo della pittura si rinnova nella semplice ma affascinante arte di Roberto Guariniello, artista gentile e sensibile e al tempo stesso straordinariamente efficace nel restituire la magia che la tradizione dei Caffè torinesi riesce sempre a creare.
Immagini fatte di colori e profumi da gustare con calma.
Proprio come un buon caffè.
Roberto Guariniello. Torino in un caffè
Caffè Fiorio
Via Po, 8 - Torino
29 ottobre - 29 novembre 2010
Infoline: (+39) 340.2981803
Website: www.guariniello.com
Guardate con calma questi piccoli tocchi di colore che irradiano una luce per certi versi irreale.
Lasciate che l’atmosfera vi rapisca, che suoni, luci e aromi attivino le vostre emozioni.
Siamo nei Caffè più belli di Torino, quelli con più storia e fascino. Ci stiamo entrando o siamo già seduti ad ammirarne le sale decorate.
Oppure stiamo solo cercando di capire come il miracolo della pittura si rinnova nella semplice ma affascinante arte di Roberto Guariniello, artista gentile e sensibile e al tempo stesso straordinariamente efficace nel restituire la magia che la tradizione dei Caffè torinesi riesce sempre a creare.
Immagini fatte di colori e profumi da gustare con calma.
Proprio come un buon caffè.
Roberto Guariniello. Torino in un caffè
Caffè Fiorio
Via Po, 8 - Torino
29 ottobre - 29 novembre 2010
Infoline: (+39) 340.2981803
Website: www.guariniello.com
lunedì 25 ottobre 2010
Be Square! GAM
In occasione dell'inaugurazione delle nuove mostre autunnali, la GAM- Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino presenta al pubblico Be Square! GAM, un progetto ideato e realizzato dall'artista Antonio Riello con la collaborazione di Gianluca Marziani.
L'obiettivo è celebrare il "fattore umano" di un museo attraverso la vestizione dell'intero staff con una divisa che indaga e celebra l'identità collettiva utilizzando una stoffa disegnata appositamente dall'artista. I colori utilizzati e la struttura del materiale presentano alterazioni e piccoli errori che rappresentano la differenza, la frammentazione, la percezione alterata di un sentire collettivo. Elemento fondamentale è l'ideazione e la realizzazione di volta in volta di uno specifico Tartan, il classico pattern scozzese sinonimo di una precisa appartenenza, che con la sua elegante squadratura da sempre evoca una certa idea, quasi ipnotica, di "tranquillo benessere domestico".
La GAM di Torino è l'unica realtà museale italiana a partecipare a Be Square!, un progetto itinerante che ha già coinvolto in precedenza due importanti musei di arte contemporanea come la Kunsthalle di Vienna nel 2007 e il Baltic di Gateshead/Newcastle nel gennaio 2009 e che prevede la futura partecipazione di altri musei di rilevanza internazionale.
Antonio Riello ha utilizzato per Torino i colori delle due squadre di calcio della città - il rosso granata, il bianco ed il nero - e i colori dello stemma della città - l'azzurro e il giallo oro – nonché una piccolissima quantità di verde - rimando al tricolore - per ricordare indirettamente il ruolo di Torino nel processo di unità nazionale ma anche rimando alla numerosa comunità islamica che costituisce una importante componente etnica dell’identità torinese contemporanea. Su questo concetto l’artista ne ha realizzato due versioni, in materiali diversi: uno per il tessuto utilizzato per gli abiti e un altro per la realizzazione della "sciarpa-catalogo".
Il progetto è stato inaugurato sabato 23 ottobre con la vestizione di tutto il personale di sala e degli uffici, del direttore del museo e della presidente. Il personale della GAM continuerà ad indossare la divisa anche nei successivi mesi di novembre e dicembre 2010. Gli abiti sono stati disegnati dall’artista tenendo conto delle esigenze ergonomiche e pratiche di chi lavora alla GAM, una sorta di "workwear for intellectual workers".
La sciarpa con etichetta personalizzata, è un'idea alternativa al catalogo, a rappresentare la collaborazione tra Antonio Riello e la GAM. Una sorta di "pezzetto di mostra" e un vero e proprio "wereable catalogue" destinato al pubblico, celebrando ironicamente il feticismo latente dei visitatori dei musei. In questo caso per GAM è stata disegnata e realizzata una sciarpa con una versione particolare di TartanTorino che fa appunto parte a tutti gli effetti dell'outfit dello staff, ma diventa anche "catalogo indossabile" del progetto.
Be Square! GAM
GAM - Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea
Via Magenta, 31 - Torino
Dal 22 ottobre
Infoline: (+39) 011. 4429518
Website: www.gamtorino.it
L'obiettivo è celebrare il "fattore umano" di un museo attraverso la vestizione dell'intero staff con una divisa che indaga e celebra l'identità collettiva utilizzando una stoffa disegnata appositamente dall'artista. I colori utilizzati e la struttura del materiale presentano alterazioni e piccoli errori che rappresentano la differenza, la frammentazione, la percezione alterata di un sentire collettivo. Elemento fondamentale è l'ideazione e la realizzazione di volta in volta di uno specifico Tartan, il classico pattern scozzese sinonimo di una precisa appartenenza, che con la sua elegante squadratura da sempre evoca una certa idea, quasi ipnotica, di "tranquillo benessere domestico".
La GAM di Torino è l'unica realtà museale italiana a partecipare a Be Square!, un progetto itinerante che ha già coinvolto in precedenza due importanti musei di arte contemporanea come la Kunsthalle di Vienna nel 2007 e il Baltic di Gateshead/Newcastle nel gennaio 2009 e che prevede la futura partecipazione di altri musei di rilevanza internazionale.
Antonio Riello ha utilizzato per Torino i colori delle due squadre di calcio della città - il rosso granata, il bianco ed il nero - e i colori dello stemma della città - l'azzurro e il giallo oro – nonché una piccolissima quantità di verde - rimando al tricolore - per ricordare indirettamente il ruolo di Torino nel processo di unità nazionale ma anche rimando alla numerosa comunità islamica che costituisce una importante componente etnica dell’identità torinese contemporanea. Su questo concetto l’artista ne ha realizzato due versioni, in materiali diversi: uno per il tessuto utilizzato per gli abiti e un altro per la realizzazione della "sciarpa-catalogo".
Il progetto è stato inaugurato sabato 23 ottobre con la vestizione di tutto il personale di sala e degli uffici, del direttore del museo e della presidente. Il personale della GAM continuerà ad indossare la divisa anche nei successivi mesi di novembre e dicembre 2010. Gli abiti sono stati disegnati dall’artista tenendo conto delle esigenze ergonomiche e pratiche di chi lavora alla GAM, una sorta di "workwear for intellectual workers".
La sciarpa con etichetta personalizzata, è un'idea alternativa al catalogo, a rappresentare la collaborazione tra Antonio Riello e la GAM. Una sorta di "pezzetto di mostra" e un vero e proprio "wereable catalogue" destinato al pubblico, celebrando ironicamente il feticismo latente dei visitatori dei musei. In questo caso per GAM è stata disegnata e realizzata una sciarpa con una versione particolare di TartanTorino che fa appunto parte a tutti gli effetti dell'outfit dello staff, ma diventa anche "catalogo indossabile" del progetto.
Be Square! GAM
GAM - Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea
Via Magenta, 31 - Torino
Dal 22 ottobre
Infoline: (+39) 011. 4429518
Website: www.gamtorino.it
sabato 23 ottobre 2010
Salvador Dalí. Il sogno si avvicina
Le opere non sono tantissime (una cinquantina tra quadri e disegni) e, come precisano i curatori, «la mostra intende approfondire il rapporto tra il pittore surrealista e il tema del paesaggio: un aspetto poco conosciuto dal grande pubblico». Appunto. Il "grande pubblico", come al solito, deve fare i conti con i lati poco conosciuti dei grandi pittori e andarsi a guardare i capolavori più famosi sui libri di Storia. Non è facile parlare di Salvador Dalì, una delle anime più conservatrici e dissacratorie di tutta la Storia dell'Arte del Novecento, un autore di non immediata comprensione ma che grazie alla poderosa fantasia si lascia contemplare con trasporto e anche con divertimento.
L'esposizione appena inaugurata a Palazzo Reale di Milano colpisce soprattutto per l'allestimento, chic e ludico allo stesso tempo. Lo ha curato l'architetto spagnolo Oscar Tusquets Blanca, amico e collaboratore di Salvador Dalì e, come dice lui, una delle tre persone ancora in vita ad aver conosciuto il Maestro Catalano. All'interno del percorso è stata realizzata la nota Sala di Mae West, così come fu ideata dallo stesso Dalí: una giocosa installazione contemporanea dove, come già accadde con la mostra dedicata a Edward Hopper, il visitatore potrà entrare, sedersi sul divanone a forma di labbra (battezzato senza troppa fantasia Sofà Dalilips) e vedersi filmato in un video.
Utenti protagonisti dunque, quasi a voler compensare la brevità del percorso espositivo; sette sale dedicate alla Memoria, al Male, all'Immaginario (qui sono presenti le opere più legate al periodo surrealista), ai Desideri, al Silenzio e al Vuoto. La sezione conclusiva documenta il rapporto tra Dalí e Walt Disney con dipinti che richiamano alla memoria tanto il Rinascimento quanto le icone Pop. Proprio qui sarà visibile per la prima volta il film Destino, frutto della collaborazione tra Salvador e l'inventore di Topolino.
Salvador Dalí. Il sogno si avvicina
Palazzo Reale
Piazza Duomo - Milano
22 settembre 2010 - 30 gennaio 2011
Infoline: (+39) 02.54913
Website: www.mostradali.it
L'esposizione appena inaugurata a Palazzo Reale di Milano colpisce soprattutto per l'allestimento, chic e ludico allo stesso tempo. Lo ha curato l'architetto spagnolo Oscar Tusquets Blanca, amico e collaboratore di Salvador Dalì e, come dice lui, una delle tre persone ancora in vita ad aver conosciuto il Maestro Catalano. All'interno del percorso è stata realizzata la nota Sala di Mae West, così come fu ideata dallo stesso Dalí: una giocosa installazione contemporanea dove, come già accadde con la mostra dedicata a Edward Hopper, il visitatore potrà entrare, sedersi sul divanone a forma di labbra (battezzato senza troppa fantasia Sofà Dalilips) e vedersi filmato in un video.
Utenti protagonisti dunque, quasi a voler compensare la brevità del percorso espositivo; sette sale dedicate alla Memoria, al Male, all'Immaginario (qui sono presenti le opere più legate al periodo surrealista), ai Desideri, al Silenzio e al Vuoto. La sezione conclusiva documenta il rapporto tra Dalí e Walt Disney con dipinti che richiamano alla memoria tanto il Rinascimento quanto le icone Pop. Proprio qui sarà visibile per la prima volta il film Destino, frutto della collaborazione tra Salvador e l'inventore di Topolino.
Salvador Dalí. Il sogno si avvicina
Palazzo Reale
Piazza Duomo - Milano
22 settembre 2010 - 30 gennaio 2011
Infoline: (+39) 02.54913
Website: www.mostradali.it
mercoledì 29 settembre 2010
Diversamente vivi
Chi ha paura dei morti viventi? Vampiri e fantasmi, mummie e più di recente gli zombi, hanno popolato gli scaffali del romanzo e del fumetto, e gli schermi del cinema e poi della televisione e del videogioco, per tutto il Novecento e oltre.
Dal 30 settembre 2010 al 9 gennaio 2011 il Museo Nazionale del Cinema di Torino ospita la mostra Diversamente vivi. Zombi, vampiri, mummie, fantasmi, a cura di Peppino Ortoleva. Un'incursione cinematografica, artistica e letteraria sulla mitologia dei "morti viventi", figure di un universo emotivo e mitico fatto insieme di paura e di attrazione.
Non si tratta soltanto di un genere: l'horror, è vero, predomina con le sue storie di malvagità indicibili e tormenti peggiori della morte, ma non sono mancate, a più riprese, storie di fantasmi e ora anche di vampiri di tono romantico, nostalgico, spesso struggente. Per non parlare dei non morti da ridere, antichi come il cinema e anche di più. La mostra ci accompagna in un viaggio nella paura che queste storie ci ispirano e nell'attrazione che i miti dei morti viventi esercitano su di noi. E ci guida attraverso il più inquietante dei confini, quello che separa la vita da ciò che ci attende al di là.
All'interno, il percorso si apre con i vampiri, che dal mito fondatore di Dracula si spingono sino alla popolarissima saga contemporanea di Twilight, per poi passare alle storie di fantasmi, alle mummie e, in conclusione, ai racconti popolati dagli zombi, che rappresentano le più recenti e pervasive incarnazioni della mitologia degli esseri non ancora morti ma neppure più vivi.
Sulla rampa elicoidale della Mole Antonelliana trovano posto trenta manifesti cinematografici originali di diverse epoche, tutti provenienti dalle collezioni del museo, a completamento di un percorso narrativo-riflessivo composto da foto di scena, riproduzioni di dipinti, documenti storici, fotosoggetti originali e brevi testi introduttivi.
Due installazioni video ripropongono le più famose sequenze tratte dai capisaldi dei film di genere, mentre l'intero percorso è movimentato da sorprendenti ed evocativi interventi scenografici, ideati da Elena D'Agnolo Vallan e Marco Ostini, che si avvalgono tra l'altro dei suggestivi effetti speciali creati da uno dei maggiori specialisti del settore, il torinese Michele Guaschino.
Ad accompagnare la mostra, un volume di Giulia Carluccio e dell'organizzatore della mostra Peppino Ortoleva, studioso di comunicazione e cultura di massa, in libreria dal 13 ottobre 2010 per Il Castoro.
Diversamente vivi
Zombi, vampiri, mummie, fantasmi
Museo Nazionale del Cinema di Torino
Via Montebello, 20 - Torino
30 settembre 2010 - 9 gennaio 2011
Infoline: (+39) 011.2178540
Website: www.museonazionaledelcinema.it
Dal 30 settembre 2010 al 9 gennaio 2011 il Museo Nazionale del Cinema di Torino ospita la mostra Diversamente vivi. Zombi, vampiri, mummie, fantasmi, a cura di Peppino Ortoleva. Un'incursione cinematografica, artistica e letteraria sulla mitologia dei "morti viventi", figure di un universo emotivo e mitico fatto insieme di paura e di attrazione.
Non si tratta soltanto di un genere: l'horror, è vero, predomina con le sue storie di malvagità indicibili e tormenti peggiori della morte, ma non sono mancate, a più riprese, storie di fantasmi e ora anche di vampiri di tono romantico, nostalgico, spesso struggente. Per non parlare dei non morti da ridere, antichi come il cinema e anche di più. La mostra ci accompagna in un viaggio nella paura che queste storie ci ispirano e nell'attrazione che i miti dei morti viventi esercitano su di noi. E ci guida attraverso il più inquietante dei confini, quello che separa la vita da ciò che ci attende al di là.
All'interno, il percorso si apre con i vampiri, che dal mito fondatore di Dracula si spingono sino alla popolarissima saga contemporanea di Twilight, per poi passare alle storie di fantasmi, alle mummie e, in conclusione, ai racconti popolati dagli zombi, che rappresentano le più recenti e pervasive incarnazioni della mitologia degli esseri non ancora morti ma neppure più vivi.
Sulla rampa elicoidale della Mole Antonelliana trovano posto trenta manifesti cinematografici originali di diverse epoche, tutti provenienti dalle collezioni del museo, a completamento di un percorso narrativo-riflessivo composto da foto di scena, riproduzioni di dipinti, documenti storici, fotosoggetti originali e brevi testi introduttivi.
Due installazioni video ripropongono le più famose sequenze tratte dai capisaldi dei film di genere, mentre l'intero percorso è movimentato da sorprendenti ed evocativi interventi scenografici, ideati da Elena D'Agnolo Vallan e Marco Ostini, che si avvalgono tra l'altro dei suggestivi effetti speciali creati da uno dei maggiori specialisti del settore, il torinese Michele Guaschino.
Ad accompagnare la mostra, un volume di Giulia Carluccio e dell'organizzatore della mostra Peppino Ortoleva, studioso di comunicazione e cultura di massa, in libreria dal 13 ottobre 2010 per Il Castoro.
Diversamente vivi
Zombi, vampiri, mummie, fantasmi
Museo Nazionale del Cinema di Torino
Via Montebello, 20 - Torino
30 settembre 2010 - 9 gennaio 2011
Infoline: (+39) 011.2178540
Website: www.museonazionaledelcinema.it
giovedì 23 settembre 2010
Valerio Berruti. Una sola moltitudine
È in corso fino al 31 ottobre alla Fondazione Stelline di Milano la personale di Valerio Berruti (Alba 1977) dal titolo Una sola moltitudine.
La mostra, curata da Olga Gambari, presenta per la prima volta, in modo organico, la produzione plastica di Valerio Berruti, poco conosciuta e per lo più inedita, affiancata da installazioni in esterno, video – tra cui La figlia di Isacco, presentato all'ultima Biennale di Venezia – disegni e bozzetti che, presentando il segno più caratteristico dell'artista, contribuiranno a costruire un discorso integrale ed armonico su tutto il corpus del suo lavoro. Il percorso espositivo proporrà circa 20 lavori e coinvolgerà, oltre alla Sala del Collezionista, anche gli ambienti esterni della Fondazione, Chiostro della Magnolia e Orti di Leonardo.
Come scrive la curatrice Olga Gam, «Il segno di Valerio Berruti è un racconto contemporaneo che nasce come evoluzione continua con la tradizione classica. La sua pittura, nel cui dna si mescolano la storia dell'arte pittorica e della scultura, è una dimensione che slabbra costantemente verso gli altri linguaggi linguaggi artistici, guardando al passato come radici e al futuro come un laboratorio di possibilità sempre aperto. I suoi volti, i suoi corpi sono metafora di un'umanità in continuo divenire, in cui l'identità singola si fonde con il corso esistenziale e storico collettivo. Da qui il titolo “Una sola moltitudine”, un d'apres da una raccolta postuma di scritti dello scrittore portoghese Fernando Pessoa…».
Nato ad Alba nel 1977, Valerio Berruti vive e lavora a Verduno, nelle Langhe, in una chiesa sconsacrata del 1600, uno spazio insolito e suggestivo che ha acquistato e restaurato nel 1995. Il giovane artista in pochi anni ha sviluppato un curriculum internazionale e subito dopo l'appuntamento milanese, nel gennaio 2011, terrà una mostra personale al Pola Museum in Essex di Tokyo.
Valerio Berruti. Una sola moltitudine
Fondazione Stelline
Corso Magenta, 61 - Milano
22 settembre - 31 ottobre 2010
Infoline: (+39) 02.45462437
La mostra, curata da Olga Gambari, presenta per la prima volta, in modo organico, la produzione plastica di Valerio Berruti, poco conosciuta e per lo più inedita, affiancata da installazioni in esterno, video – tra cui La figlia di Isacco, presentato all'ultima Biennale di Venezia – disegni e bozzetti che, presentando il segno più caratteristico dell'artista, contribuiranno a costruire un discorso integrale ed armonico su tutto il corpus del suo lavoro. Il percorso espositivo proporrà circa 20 lavori e coinvolgerà, oltre alla Sala del Collezionista, anche gli ambienti esterni della Fondazione, Chiostro della Magnolia e Orti di Leonardo.
Come scrive la curatrice Olga Gam, «Il segno di Valerio Berruti è un racconto contemporaneo che nasce come evoluzione continua con la tradizione classica. La sua pittura, nel cui dna si mescolano la storia dell'arte pittorica e della scultura, è una dimensione che slabbra costantemente verso gli altri linguaggi linguaggi artistici, guardando al passato come radici e al futuro come un laboratorio di possibilità sempre aperto. I suoi volti, i suoi corpi sono metafora di un'umanità in continuo divenire, in cui l'identità singola si fonde con il corso esistenziale e storico collettivo. Da qui il titolo “Una sola moltitudine”, un d'apres da una raccolta postuma di scritti dello scrittore portoghese Fernando Pessoa…».
Nato ad Alba nel 1977, Valerio Berruti vive e lavora a Verduno, nelle Langhe, in una chiesa sconsacrata del 1600, uno spazio insolito e suggestivo che ha acquistato e restaurato nel 1995. Il giovane artista in pochi anni ha sviluppato un curriculum internazionale e subito dopo l'appuntamento milanese, nel gennaio 2011, terrà una mostra personale al Pola Museum in Essex di Tokyo.
Valerio Berruti. Una sola moltitudine
Fondazione Stelline
Corso Magenta, 61 - Milano
22 settembre - 31 ottobre 2010
Infoline: (+39) 02.45462437
lunedì 20 settembre 2010
Robert Doisneau. Dal mestiere all'opera e Palm Springs 1960
Un cantore della vita di tutti i giorni, che alla forza del verso epico preferiva quella sommessa della strofa rozza ma arguta, dello stornello. Questo era Robert Doisneau. Dal 21 settembre al 17 novembre, la Fondazione Forma per la Fotografia di Milano rende omaggio al suo genio garbato e lucido, alla sua fotografia tenera e divertente, con due mostre nate dalla collaborazione con la famiglia Doisneau e la Fondation Cartier-Bresson di Parigi: Dal mestiere all'opera e Palm Springs 1960.
Nato nel 1912 a Parigi, da questa città Doisneau non si staccò mai del tutto. Il suo territorio di caccia, la sua riserva preferita d'immagini ed emozioni era lì, a portata di mano. Parigi come mondo, la fotografia come pretesto, la curiosità come spinta e la leggerezza come stile: nessuno come lui ha realizzato foto indimenticabili cogliendo sempre un punto di impalpabile equilibrio, frutto di una sapienza rara, meticolosamente perseguita.
Dal mestiere all'opera presenta una selezione di circa cento stampe originali, le più celebri accanto ad altre praticamente inedite, scelte in gran parte nel suo atelier e in importanti collezioni pubbliche e private francesi. L'ampia selezione, arricchita da documenti privati e testimonianze raccolte con l'aiuto amorevole delle figlie del fotografo, propone una rilettura critica e aggiornata per mostrare come la bellezza apparentemente spontanea delle sue immagini fosse frutto di grande lavoro, e come, in pratica, Doisneau sia riuscito nella sua vita a passare dal mestiere all'opera con una gravità insospettabile, fermando sulla pellicola frammenti di un mondo di cui voleva provare l'esistenza.
Ma oltre le strade di Parigi, dove incontrava e ritraeva amanti e bambini, Doisneau ha realizzato anche sorprendenti e inaspettate fotografie a colori. Era il 1960 quando la rivista Fortune incaricò il fotografo francese di raccontare la vita di una città particolare, nata come un fiore sgargiante nel deserto della California: Palm Springs. Doisneau accettò la sfida e tra la sabbia del deserto, le palme, il cielo blu cobalto, gli abiti chiassosi dei suoi abitanti, i cocktail e i campi da golf, compose il suo personale sogno americano, non in bianco e nero ma raccontato con un’esplosione di colori. Le immagini dell'album Palm Springs 1960, presentate ora per la prima volta in Italia, mostrano un aspetto poco conosciuto del grande fotografo e sorprenderanno anche il visitatore più esperto trasportandolo in un universo festoso e ironico.
Giocoliere, funambolo, illusionista forse per troppo realismo: ironizzando su di sé, Doisneau affermava di affrontare il lavoro come fosse l'unico antidoto all’angoscia di non essere. Questo è il paradosso del grande fotografo che voleva realizzare il suo lavoro come fanno gli artisti di strada, con la lucidità pudica di un artista malgrado lui.
Robert Doisneau
Dal mestiere all'opera
Palm Springs 1960
Fondazione Forma per la Fotografia
Piazza Tito Lucrezio Caro, 1 - Milano
22 settembre - 17 novembreo 2010
Infoline: (+39) 02.58118067
Website: www.formafoto.it
Nato nel 1912 a Parigi, da questa città Doisneau non si staccò mai del tutto. Il suo territorio di caccia, la sua riserva preferita d'immagini ed emozioni era lì, a portata di mano. Parigi come mondo, la fotografia come pretesto, la curiosità come spinta e la leggerezza come stile: nessuno come lui ha realizzato foto indimenticabili cogliendo sempre un punto di impalpabile equilibrio, frutto di una sapienza rara, meticolosamente perseguita.
Dal mestiere all'opera presenta una selezione di circa cento stampe originali, le più celebri accanto ad altre praticamente inedite, scelte in gran parte nel suo atelier e in importanti collezioni pubbliche e private francesi. L'ampia selezione, arricchita da documenti privati e testimonianze raccolte con l'aiuto amorevole delle figlie del fotografo, propone una rilettura critica e aggiornata per mostrare come la bellezza apparentemente spontanea delle sue immagini fosse frutto di grande lavoro, e come, in pratica, Doisneau sia riuscito nella sua vita a passare dal mestiere all'opera con una gravità insospettabile, fermando sulla pellicola frammenti di un mondo di cui voleva provare l'esistenza.
Ma oltre le strade di Parigi, dove incontrava e ritraeva amanti e bambini, Doisneau ha realizzato anche sorprendenti e inaspettate fotografie a colori. Era il 1960 quando la rivista Fortune incaricò il fotografo francese di raccontare la vita di una città particolare, nata come un fiore sgargiante nel deserto della California: Palm Springs. Doisneau accettò la sfida e tra la sabbia del deserto, le palme, il cielo blu cobalto, gli abiti chiassosi dei suoi abitanti, i cocktail e i campi da golf, compose il suo personale sogno americano, non in bianco e nero ma raccontato con un’esplosione di colori. Le immagini dell'album Palm Springs 1960, presentate ora per la prima volta in Italia, mostrano un aspetto poco conosciuto del grande fotografo e sorprenderanno anche il visitatore più esperto trasportandolo in un universo festoso e ironico.
Giocoliere, funambolo, illusionista forse per troppo realismo: ironizzando su di sé, Doisneau affermava di affrontare il lavoro come fosse l'unico antidoto all’angoscia di non essere. Questo è il paradosso del grande fotografo che voleva realizzare il suo lavoro come fanno gli artisti di strada, con la lucidità pudica di un artista malgrado lui.
Robert Doisneau
Dal mestiere all'opera
Palm Springs 1960
Fondazione Forma per la Fotografia
Piazza Tito Lucrezio Caro, 1 - Milano
22 settembre - 17 novembreo 2010
Infoline: (+39) 02.58118067
Website: www.formafoto.it
mercoledì 21 luglio 2010
Le Macchine della Meraviglia
Dal 22 luglio al 7 novembre la Reggia di Venaria rende omaggio alle origini del cinema con la mostra Le Macchine della Meraviglia. Lanterne magiche e film dipinto, 400 anni di cinema. Un suggestivo racconto per immagini sulla lanterna magica e i suoi legami con il cinema e con l'arte d'avanguardia: accanto a rari vetri del Settecento e dell'Ottocento, sono presentati film di cineasti che hanno reso omaggio al progenitore della macchina cinematografica e alcune opere e installazioni di importanti artisti contemporanei, come Anthony McCall, Ugo Nespolo e Bill Viola, che a esso si sono ispirati o che ne rievocano le immagini.
La mostra offre l'opportunità di ammirare le più belle collezioni al mondo di vetri per lanterna magica, provenienti dal Museo Nazionale del Cinema di Torino, dalla Cinémathèque française di Parigi e da altri importanti istituzioni e collezionisti. Per oltre tre secoli ogni sorta di soggetto è stato illuminato dalla lanterna magica, il meraviglioso strumento ottico inventato nel 1659 dall'astronomo olandese Christiaan Huygens, che permise, per la prima volta nella storia dell'umanità, di proiettare su uno schermo immagini fisse e animate.
La lanterna magica spaventava, stupiva, divertiva ma al contempo era anche un potente mezzo educativo e divulgativo. Le sue proiezioni luminose hanno influenzato i primi cineasti della storia del cinema (i fratelli Lumière, Georges Méliès, Ferdinand Zecca e Segundo de Chomón), per poi incantare autori classici (come François Truffaut, Ingmar Bergman e Federico Fellini) e rivivere nei fotogrammi dipinti del cinema sperimentale di ieri e di oggi (Len Lye, Norman McLaren, Stan Brakhage, Luigi Veronesi, Cioni Carpi e altri ancora).
La mostra è suddivisa in dieci sezioni tematiche, la prima delle quali dedicata alla tradizione della lanterna magica in casa Bracci Testasecca: dalla seconda metà dell'Ottocento sino ai giorni nostri lo spettacolo è proseguito immutato e ha superato indenne l'avvento del cinema, della televisione e dell'immagine elettronica.
Dopo il successo parigino, l'esposizione giunge ampliata e modificata per il pubblico italiano nella prestigiosa sede della Reggia di Venaria ed è accompagnata da numerosi eventi e attività collaterali: una rassegna di spettacoli di lanterna magica realizzati dai più rinomati "lanternisti", un ciclo di proiezioni e workshop organizzati dal Museo Nazionale del Cinema e dal DAMS dell'Università di Torino sul cinema d'avanguardia e sperimentale, un omaggio al cinema d'animazione italiano contemporaneo, con particolare riferimento alla tecnica della pittura diretta su pellicola.
Le Macchine della Meraviglia
Lanterne magiche e film dipinto, 400 anni di cinema
Le Sale delle Arti, Piani Alti della Reggia
Venaria Reale - Torino
22 luglio - 7 novembre 2010
PROROGATA AL 9 GENNAIO 2011
Infoline: (+39) 011.4992333
Website: www.lavenaria.it
La mostra offre l'opportunità di ammirare le più belle collezioni al mondo di vetri per lanterna magica, provenienti dal Museo Nazionale del Cinema di Torino, dalla Cinémathèque française di Parigi e da altri importanti istituzioni e collezionisti. Per oltre tre secoli ogni sorta di soggetto è stato illuminato dalla lanterna magica, il meraviglioso strumento ottico inventato nel 1659 dall'astronomo olandese Christiaan Huygens, che permise, per la prima volta nella storia dell'umanità, di proiettare su uno schermo immagini fisse e animate.
La lanterna magica spaventava, stupiva, divertiva ma al contempo era anche un potente mezzo educativo e divulgativo. Le sue proiezioni luminose hanno influenzato i primi cineasti della storia del cinema (i fratelli Lumière, Georges Méliès, Ferdinand Zecca e Segundo de Chomón), per poi incantare autori classici (come François Truffaut, Ingmar Bergman e Federico Fellini) e rivivere nei fotogrammi dipinti del cinema sperimentale di ieri e di oggi (Len Lye, Norman McLaren, Stan Brakhage, Luigi Veronesi, Cioni Carpi e altri ancora).
La mostra è suddivisa in dieci sezioni tematiche, la prima delle quali dedicata alla tradizione della lanterna magica in casa Bracci Testasecca: dalla seconda metà dell'Ottocento sino ai giorni nostri lo spettacolo è proseguito immutato e ha superato indenne l'avvento del cinema, della televisione e dell'immagine elettronica.
Dopo il successo parigino, l'esposizione giunge ampliata e modificata per il pubblico italiano nella prestigiosa sede della Reggia di Venaria ed è accompagnata da numerosi eventi e attività collaterali: una rassegna di spettacoli di lanterna magica realizzati dai più rinomati "lanternisti", un ciclo di proiezioni e workshop organizzati dal Museo Nazionale del Cinema e dal DAMS dell'Università di Torino sul cinema d'avanguardia e sperimentale, un omaggio al cinema d'animazione italiano contemporaneo, con particolare riferimento alla tecnica della pittura diretta su pellicola.
Le Macchine della Meraviglia
Lanterne magiche e film dipinto, 400 anni di cinema
Le Sale delle Arti, Piani Alti della Reggia
Venaria Reale - Torino
22 luglio - 7 novembre 2010
PROROGATA AL 9 GENNAIO 2011
Infoline: (+39) 011.4992333
Website: www.lavenaria.it
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